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Conosciamo la Siria (1°Parte)

 

Conosciamo meglio la realtà di uno dei tasselli fondamentali del mosaico mediorientale

Siria, quante volte abbiamo sentito parlare di questo paese accendendo la televisione o leggendo un giornale, ma quanto sappiamo veramente di questo paese e dell’origine della crisi che lo attanaglia da ben sei anni? Per rispondere a questo quesito analizzeremo la sua interessante storia, tentando di risalire alle cause che stanno alla base della odierna crisi politica, i cui effetti rischiano di innescare imprevedibili dinamiche geopolitiche, in un area fortemente instabile come quella medio orientale.

Elementi geografici:

Prima di avviarci all’analisi storico-politico del paese, riteniamo opportuno acquisire alcune nozioni geografiche e culturali generali, al fine di inquadrare meglio la sua complessa realtà strutturale. Ebbene, la Siria si colloca geograficamente all’interno della regione mediorientale, si affaccia sul mar Mediterraneo e confina con Giordania, Iraq, Israele, Libano e Turchia, da dove affluisce il fiume Eufrate, le cui acque sopperiscono all’endemica aridità dei suoi desertici territori orientali, ad ogni modo il paese è anche ricco di falde freatiche sotterranee, il che lo agevola considerevolmente in un contesto regionale largamente desertico, dove l’acqua risulta una risorsa ben più preziosa del petrolio.
L’etnia prevalente in Siria è quella araba, a cui segue la minoranza curda situata nel nord-est del paese a ridosso dei confini turchi, va segnalata infine una sparuta minoranza di estrazione turcomanna nel nord del paese. La lingua parlata è l’arabo, ma come già detto esistono minoranze linguistiche come quella curda, infine si rileva la persistenza di alcune piccolissime comunità sopravvive ancora l’antichissima lingua aramaica.

Attualmente la costituzione della Repubblica Araba Siriana garantisce la libertà di culto religioso, sebbene la costituzione permetta l’accesso alla carica presidenziale ai soli musulmani, che costituiscono la stragrande maggioranza della popolazione. La preponderante comunità islamica del paese è di confessione Sunnita, la restante parte si riconosce nello sciismo, di cui la setta Alawita fa parte, seguono poi la comunità Drusa e quella Cristiana di estrazione prevalentemente Cattolica ed Ortodossa.

La capitale siriana è Damasco, popolosa città situata nel sud del paese, abitata equamente sia da musulmani sunniti che da sciiti, la seconda città più importante è il polo industriale di Aleppo, situato nel nord del paese e abitato prevalentemente da sunniti, oltre che da una cospicua minoranza Cristiana, seguono le minoranze sciite locali. Gli altri centri siriani rilevanti sono collocati prevalentemente sul versante occidentale del paese, parliamo di Homs, Hama, Latakia, al-Bab, Idlib, Duma, al-Safira, Salamyya, Tartus, Darà, Darayya, Manbij e di Azaz, mentre le restanti città sono collocate sul versante orientale del paese in prossimità del corso del fiume Eufrate, ci riferiamo alle città di Deir el-Zor, Raqqa, Tabaqa, riferimento a parte meritano i centri prevalentemente curdi di Qamishli, Hassake e di Kobane situati nel nord a ridosso dei confini turchi.
L’economia siriana è di tipo misto, dove parallelamente alla libera attività imprenditoriale si registra la diffusa presenza dello stato, a causa dei retaggi socialisti del paese, ad ogni modo il settore prevalente è quello agricolo, seguito dal settore industriale polarizzato soprattutto nel nord del paese, segue il settore turistico. La Siria infine, a differenza di altri paesi della regione medio orientale sconta la scarsità di risorse petrolifere, a cui ha sopperito sviluppando una dinamica borghesia commerciale, sostenuta da un efficace apparato istruttivo.

Sviluppo storico dei territori siriani

Storicamente il territorio riconducibile all’odierna Repubblica Araba Siriana fu lungamente conteso dagli Assiri, dagli Egizi e dagli Ittiti, per poi passare prima sotto il dominio persiano nel 594 a.C e dopo sotto quello dell’impero seleucide di Alessandro Magno, assorbendo molti elementi della cultura ellenistica.
Successivamente intorno al 64 a.C i territori siriani vennero conquistati dall’Impero Romano, di cui rimangono importanti testimonianze archeologiche come nel caso dell’antica città di Palmira, tristemente nota per essere stata recentemente oggetto della furia iconoclasta dell’Isis, ad ogni modo dopo lo scisma d’oriente del 395 i territori siriani passarono ai bizantini fino alla conquista araba del 639, quando la dinastia califfale degli omayyadi si installò nella città di Damasco, facendone la nuova capitale del Califfato Islamico, perno politico-religioso di tutto l’Impero Arabo.
Verso il 1100, a seguito delle guerre crociate il territorio siriano venne parzialmente strappato agli Arabi che riuscirono a riconquistarli solo nel 1174 sotto la guida di Saladino, successivamente intorno al 1250 i territori furono saccheggiati dai Mongoli, poi respinti dall’emirato Mamelucco egiziano che ne approfittò per scalzare dal dominio la oramai decadente dinastia omayyade, governando il territorio siriano fino al 1517 quando vennero sconfitti dagli ottomani del sultano Selim I. Sotto il dominio dell’Impero Ottomano i territori siriani finirono marginalizzati sia politicamente che economicamente, a causa della scoperta dell’America che ridimensionò la rilevanza delle rotte commerciali orientali su cui aveva tradizionalmente prosperato la regione. Il ridimensionamento della Siria suscitò lo scontento delle comunità arabe, dove attecchirono i primi movimenti nazionalisti, brutalmente perseguitati dagli ottomani.

Dalla fine del califfato arabo all’era ottomana

Ad ogni modo, il dominio ottomano sui territori siriani si concluse nel 1920, in conseguenza della sconfitta ottomana nella prima guerra mondiale, quando le potenze vincitrici, Francia e Regno Unito, si accordarono sulla spartizione dei territori del decadente impero ottomano, stabilendo le rispettive aree di influenza nella regione mediorientale, inventandosi gli attuali confini e plasmandoli a misura dei loro interessi geopolitici, a discapito della coerenza etnica e confessionale derivante da questa nuova geografia politica, dove le identità etniche delle varie comunità autoctone vennero semplicemente subordinate alle logiche imperialistiche europee, come nel caso della vasta comunità curda, le cui aspirazioni indipendentiste furono garantite dalle potenze europee nel Trattato di Sèvres del 1920, salvo poi essere tradite nel successivo Trattato di Losanna del 1923, su pressioni del nuovo regime nazionalista turco guidato da Mustafa Kemal “Ataturk”, condannando i curdi a vivere da minoranza all’interno degli stati di Turchia, Iraq, Iran e Siria.
Nello specifico, gli Accordi di Sykes-Picot assegnarono gli attuali territori giordani e palestinesi ad un mandato amministrativo della corona britannica, già ben introdotta nella penisola arabica ed in Egitto, mentre i territori libanesi e siriani vennero assegnati ad un mandato amministrativo francese, che a differenza di quello britannico, incontrò notevoli difficoltà nell’installarsi in Siria a causa delle pretese indipendentiste dei nazionalisti arabi guidati dallo Sceriffo della Mecca Al-Husayn ibn Alì, esponente del clan Hascemita da cui discendeva Maometto, abile nello smarcarsi dagli ottomani quando le sorti della guerra cominciavano a volgere verso la sconfitta della triplice alleanza degli imperi centrali. Infatti la precaria situazione bellica indusse Al-Husayn a prendere contatti con l’alto commissario britannico di stanza al-Cairo, Henry McMahon, offrendogli sostegno nella loro lotta contro l’impero ottomano in cambio del riconoscimento di un grande stato arabo, nei progetti da denominare come Grande Siria.
(Bozza degli accordi Sykes-Picot)

 

Gli arabi sempre più preoccupati dalla svolta nazionalista turco-centrica inaugurata dal governo dei Giovani Turchi, decisero di puntare all’indipendenza guidando la rivolta araba in cooperazione con gli inglesi di stanza in Egitto, riuscendo a sconfiggendo facilmente il contingente militare ottomano di stanza a Damasco nell’autunno del 1918, spianando agli anglo-francesi la strada verso la vittoria della grande guerra, nel frattempo il governo di sua maestà si era impegnato a garantire un focolare nazionale ebraico in Palestina, sottoscrivendo la nota Dichiarazione Balfour.

La geopolitica degli accordi Sykes-Picot plasma il nuovo Medioriente:

La vittoria delle forze della triplice intesa e la sconfitta ottomana, incoraggiarono i nazionalisti arabi che nel 1920 proclamarono la loro indipendenza costituendo il Regno Arabo di Siria, affidandone la reggenza al principe Hascemita Faysal, figlio dello Sceriffo di Mecca al-Husein, inoltre sotto l’indirizzo politico del Congresso Nazionale Siriano guidato da Hashim Bey al-Atassi predisposero l’iter di integrazione federale con il vicino Iraq, mentre in Libano la comunità Cristiana si apprestava anch’essa verso l’indipendenza, tuttavia queste prospettive ottimistiche non tenevano in considerazione gli Accordi Sykes-Picot di cui si ignoravano l’esistenza.

Infatti, nel giro di pochi mesi gli equilibri politici costruiti durante la prima guerra mondiale, si sgretolarono repentinamente quando gli inglesi cominciarono a ridefinire le proprie priorità geopolitiche strategiche, privilegiando il rispetto degli accordi di Sykes-Picot stipulati con i francesi e l’impegno garantito al movimento sionista, priorità queste, difficilmente conciliabili con le rivendicazioni arabe perorate dal Clan Hashemita, inizialmente contrario alle prospettive migratorie ebraiche verso la Palestina, posizioni successivamente smorzate dal principe Faysal su pressioni britanniche, in particolar modo dopo il suo incontro con il leader sionista Chaim Weizmann, con cui discusse la possibilità di un insediamento ebraico in Palestina, svolta che suscitò lo scontento dei nazionalisti siriani.

                              (Il leader sionista Weizmann e Re Faysal)
La situazione geopolitica post-guerra spiazzò i nazionalisti siriani guidati dal clan Hashemita, soprattutto quando gli accordi Sykes-Picot vennero divulgati dall’Unione Sovietica e resi effettivi dai mandati amministrativi che la Società delle Nazioni autorizzò a vantaggio di Francia e Regno Unito, disinteressandosi delle legittime aspirazioni delle comunità autoctone, destinate ad essere divise o integrate in realtà statali fittizie, strettamente funzionali agli interessi geopolitici anglo-francesi.
Subito dopo la Conferenza di San Remo che riconosceva il loro mandato amministrativo sui territori libanesi e siriani, i francesi imposero lo smantellamento del neonato Regno Arabo di Siria, costringendo il principe Faysal al-Hashimi ad abdicare, suscitando la reazione dei nazionalisti, che sotto la guida di Yusuf al-Azma tentarono senza successo di respingere le forze militari francesi, i cui metodi brutali sommati alla scarsa comprensione degli usi e costumi locali, ebbero l’effetto di ridestare nuovamente la guerriglia nazionalista araba, guidata questa volta dal reduce Sultan al-Atrash, leader di estrazione drusa, capace di aggregare le diverse comunità etnico-religiose siriane, catalizzando il loro comune odio contro gli occupanti francesi in occasione della grande rivolta siriana del 1925, sedata ancora una volta a fatica dai francesi.

Considerazioni finali:

Questo post va considerato come propedeutico alla comprensione dell’odierna situazione siriana, poiché ci fornisce il suo background storico e culturale, facendoci capire quanto questo paese sia fortemente caratterizzato da un alto grado di coesione. Infatti, la Siria, pur configurandosi come un paese prettamente islamico, ha sviluppato un sua identità nazionale che ha lungamente garantito una pragmatica coesistenza fra le varie realtà confessionali, oggi esasperate verosimilmente da contaminazioni politico-culturali esterne, considerevolmente estranee all’indole popolare siriana, tradizionalmente aperta ed abituata ad interagire con realtà lontane per motivi commerciali, traendone regolarmente ricchezze materiali e culturali che hanno sicuramente contribuito a forgiare nel tempo un identità siriana, saldamente ancorata alle sue origini islamiche, ma comunque dinamica e protesa verso il mondo, al punto da configurandosi come una delle più dinamiche ed intraprendenti comunità arabe del medio oriente, tanto da permettere lo sviluppo dei primi movimenti nazionalisti arabi, di cui abbiamo fatto qualche accenno in questo nostro approfondimento.
Ad ogni modo, a questo post ne seguirà un altro, dove analizzeremo la storia contemporanea della Siria, partendo proprio dagli sviluppi politici del nazionalismo arabo nei confronti dell’occupazione francese, a cui seguiranno l’indipendenza del paese e la nascita dell’odierna Repubblica Araba di Siria.

SEGUE CONOSCIAMO LA SIRIA 2° PARTE