CONOSCIAMO IL VENEZUELA (2°Parte)

Nel nostro precedente articolo abbiamo approfondito il processo di indipendenza venezuelano caratterizzato dall’iconica leadership di Simon Bolivar, il cui sogno di un grande stato latino americano unito è stato affossato da una lotta per il potere mascherata da strumentali istanze secessioniste. Dall’implosione della Repubblica della “Grande Colombia” bolivariana, sono derivati gli odierni stati di Colombia, Ecuador e Venezuela. Nello specifico, il lo sviluppo dello stato venezuelano verrà caratterizzato da un forte dualismo tra conservatori e liberali, che si contenderanno la guida del paese per tutto il 1800, finendo per ritrovarsi in balia della crescente influenza statunitense. Fatta questa premessa, utile soprattutto per chi ha deciso di saltare la prima parte del nostro focus venezuelano, ripartiamo da dove ci eravamo lasciati, ovvero dall’ascesa al potere del Vice-Presidente Vicente Gomez, nel 1908.

LA STABILITA’ DELL’ERA GOMEZ

L’ascesa politica di Vicente Gomez fu tacitamente favorita dagli Stati Uniti, stanchi dell’anziano e irrequieto Presidente Cipriano Castro, permettendo di giungere ad una riconciliazione tra il governo e l’oligarchia venezuelana. Il sostegno USA sarà determinante anche per la normalizzazione delle controverse relazioni commerciali con l’Europa.
Il pragmatismo del neo-presidente Gomez favorì così la riappacificazione del clima politico interno, anche se la sua contiguità con l’establishment castrista continuerà a costarli l’ostracismo di parte dell’oligarchia venezuelana più liberale, che gli rimproverava l’eccessiva cautela con cui stava riaprendo il paese all’afflusso di investimenti stranieri.
Ben presto, tra i liberali si imporrà la personalità di Romàn Delgado Chalbaud, un ex-ufficiale di fiducia del potente magnate della finanziere Manuel Antonio Matos, nel frattempo divenuto il principale armatore del paese. Chalbaud viaggerà in Europa facendosi promotore di investimenti nel suo paese che, tuttavia, verranno in gran parte ostacolati dal Presidente Gomez, intimorito dalla sua crescente influenza politica e popolarità. I sospetti di Gomez verranno confermati dopo la scoperta di una congiura ordita proprio da Chalbaud, che finirà agli arresti proprio in conseguenza di questa sua iniziativa.

Presidente Venezuela Vicente Gomez
( Il Presidente del Venezuela Vicente Gomez )

Malgrado queste controversie, i rapporti economici tra Venezuela ed Europa continuarono a consolidarsi comunque, permettendo al governo di Gomez di finanziare un gran numero di opere pubbliche, che daranno un notevole impulso allo sviluppo infrastrutturale del paese, sebbene l’opposizione continuasse a contestargli i suoi modi da subdolo autocrate. Nel 1914, Gomez, pur aggiudicandosi le elezioni presidenziali, deciderà di lasciare nominalmente l’incarico a Victorino Marquez, preferendo dedicarsi alla strutturazione dell’esercito nazionale venezuelano, pur continuando a dirigere informalmente le politiche del governo, indirizzando il governo del suo delfino. Durante l’era Gomez, il Venezuela, al netto delle animosità politiche di parte, sembrerà superare l’endemica instabilità politica che aveva caratterizzato i primi decenni della sua indipendenza, contribuendo a strutturare un solido senso di appartenenza nazionale. Inoltre, lo sviluppo della prassi democratica sembrerà ridimensionare progressivamente la tradizionale influenza militare dei “caudillos” regionali. Sempre durante questo periodo, l’economia crescerà esponenzialmente, consolidando il valore del Bolivar, la moneta nazionale venezuelana. Tuttavia, questa prosperità andrà prevalentemente a vantaggio della cerchia di potere di Gomez, e dei suoi potenti sponsor statunitensi, veri dominus incontrastati dell’economia venezuelana.

LA SCOPERTA DEL PETROLIO E LE PRIME RIVOLTE

Intorno al 1918, nei pressi del lago Maracaibo cominciarono ad essere rinvenuti i primi giacimenti petroliferi, che catalizzeranno l’attenzione delle industrie petrolifere straniere, a cui il governo concederà le prime concessioni estrattive, molte delle quali furono precedentemente assegnate a società controllate da amici e parenti di Vicente Gomez. Tuttavia, nonostante la larga disponibilità di petrolio, Gomez ostacolerà la costruzione di raffinerie in Venezuela, temendo di accrescere il potere dell’infida oligarchia liberale, favorendo così la concentrazione di poli petrolchimici nelle vicine Antille Olandesi, tra le isole di Aruba e Curacao. Il governo di Caracas limiterà la tassazione sulle industrie petrolifere straniere, al fine di incentivarne gli investimenti infrastrutturali, essenziali per sfruttare il potenziale dei giacimenti situati prevalentemente nell’intricatissima giungla venezuelana. Se l’ascesa del comparto petrolifero favorirà il consolidamento del valore del Bolivar, dall’altro canto, degraderà progressivamente i settori economici tradizionali come l’agricoltura, dove si verificherà un progressivo calo dell’occupazione, e conseguentemente delle esportazioni.

Nel 1928, l’ordine politico verrà scosso da una serie di proteste studentesche guidate da alcuni giovani promettenti come Romulo Betancourt, molti dei quali verranno costretti a riparare in esilio per fuggire alla dura reazione governativa. L’anno successivo, qualche tempo dopo aver riguadagnato la libertà, Chalbaud, nel frattempo trasferitosi in Francia, organizzerà insieme ad alcuni esuli venezuelani una fallimentare insurrezione culminata proprio con il suo assassinio, durante i primi giorni della rivolta antigovernativa. Sempre nel 1929, Rafael Simon Urbina, guiderà una fallimentare rivolta comunista, disarticolata agevolmente dall’esercito governativo, che lo costringerà a fuggire in esilio in Messico, dove sarà tra i fondatori del Partito Comunista Venezuelano (PCV). Le sfide alla leadership di Gomez non riusciranno a scalfirne l’egemonia politica, anche per via del determinante supporto degli Stati Uniti che sin dal rovesciamento di Cipriano Castro, lo avevano scelto come il garante dei loro interessi strategici sudamericani.

I CAUDILLOS DEL POST-GOMEZ 

Nel 1935, successivamente alla dipartita del Presidente Vicente Gomez, la guida del paese passerà al Ministro della guerra Eleazar Lopez Contreras, i cui primi mesi di governo furono caratterizzati da alcuni importanti scioperi organizzati dai lavoratori dell’industria petrolifera, stanchi delle pessime condizioni di lavoro in cui operavano al servizio delle multinazionali petrolifere. Il nuovo governo venezuelano, dopo aver vietato gli scioperi, prenderà l’iniziativa, spingendo le industrie petrolifere a migliorare le condizioni di lavoro degli operai, temendo la contaminazione della crescente retorica comunista nel paese. Infatti, a partire dal 1931, molti esponenti del Partito Comunista Venezuelano (PCV) abbandoneranno l’esilio messicano, iniziando ad operare all’interno del Venezuela. Ad ogni modo, il crescente attivismo dei comunisti verrà pregiudicato dal tradimento di Rafael Simon Urbina che, nel 1937, una volta rimpatriato, non esiterà a tradire i propri compagni del PCV, segnalandoli al governo, che ne approfitterà per arrestarli. Tuttavia, l’arresto del leader comunista Gustavo Machado Morales, destabilizzerà il clima politico venezuelano, inducendo il presidente Contreras a liberarlo, accordandogli l’esilio in Messico.

Presidente Venezuela Eleazar Lopez Contreras
Presidente Venezuela Eleazar Lopez Contreras

Nel 1941, il Presidente Contreras passerà il testimone al fidato Ministro della guerra Isaias Medina Angarita, fondatore del Partito Democratico Venezuelano (PDV). Durante la presidenza Medina Angarita, il Venezuela si confermerà un paese alleato degli Stati Uniti, sostenendoli politicamente nella loro guerra contro l’Italia e la Germania in Europa. Tuttavia, l’amicizia con gli USA non impedirà al governo venezuelano di intrattenere relazioni diplomatiche sia con l’Unione Sovietica che con la Cina. Tra le iniziative politiche più importanti di Medina Angarita si annovera il consolidamento del potere pubblico nella gestione del settore petrolifero, il cui 50% dei profitti erano di pertinenza statale. La produzione petrolifera venezuelana crescerà esponenzialmente durante la seconda guerra mondiale, sostenendo in modo determinante la domanda militare dei paesi alleati. Elemento da non trascurare, dal momento che tra le cause della disfatta delle forze dell’asse ci furono proprio le difficoltà di approvvigionamento petrolifero. Sempre sul piano politico, Medina Angarita liberalizzerà il sistema politico venezuelano, legittimando persino le attività dei movimenti comunisti, che supportarono il suo governo su invito dell’URSS, che aveva esortato i partiti dell’internazionale socialista a collaborare con i governi di tutti i paesi alleati.

Alla vigilia delle elezioni presidenziali del 1945, Medina Angarita raggiungerà un accordo con l’ascendente movimento Azione Democratica (AD), convincendoli a sostenere la candidatura dell’ambasciatore venezuelano negli USA, Diogenes Escalante, garantendo libere e democratiche elezioni per la successiva tornata elettorale. Tuttavia, l’accordo verrà vanificato dai seri problemi di salute del candidato designato, sostituito unilateralmente da con il Ministro dell’Agricoltura Angel Biagini, per volontà del Presidente Medina Angarita. Scelta, questa, che contrarierà l’establishment di Azione Democratica, che reagirà promuovendo una rivolta finalizzata alla rovesciamento del governo.
Sebbene il Presidente Medina Angarita godesse della fedeltà della gran parte dell’esercito, oltre che della fazione di Urbina, deciderà di non opporsi al golpe, evitando al paese il rischio di una guerra civile che avrebbe inevitabilmente destabilizzato l’ordine che i suoi predecessori avevano faticosamente consolidato.

LA DEMOCRATIZZAZIONE VENEZUELANA

Successivamente alle dimissioni di Medina Angarita, l’establishment di Azione Democratica promuoverà una giunta provvisoria presieduta da Romulo Betancourt, che costringerà Urbina a lasciare il paese, per via della sua ostilità al golpe. L’anno seguente, alle elezioni per l’Assemblea costituzionale, Azione Democratica (AD) riuscirà ad imporsi quale primo partito venezuelano, conseguendo il 78% dei consensi; seguito dal Partito Cristiano-Sociale (COPEI) al 10%; mentre il Partito Comunista Venezuelano (PCV) e l’Unione Repubblicana Democratica (URD) si attesteranno sul 3%. Alle elezioni presidenziali del 1947, le prime a suffragio universale, Azione Democratica riuscirà ad eleggere con il 74% dei consensi il popolarissimo scrittore Romulo Gallegos, rientrato in Venezuela dopo anni di esilio in Spagna, dove si era rifugiato dopo aver aspramente contestato il governo autocratico dall’ex-presidente Juan Vicente Gomez. Una delle iniziative più rilevanti varate dal nuovo governo presieduto da Gallegos, ma egemonizzato da Betancourt, fu l’incremento della tassazione petrolifera, costringendo le industrie petrolifere a dividere al 50% i proventi delle esportazioni, formula fiscale che consentirà di incrementare le entrate del paese, senza ricorrere alla ventilata nazionalizzazione del comparto minerario.

Presidente Venezuela Romulo Gallegos e leader Azione Democratica Romulo Betancourt
( Il Presidente del Venezuela Gallegos (csx) con il leader di Azione Democratica Betancourt (cdx )

IL RITORNO AL POTERE DEI MILITARI

Il nuovo governo AD si impegnerà anche a livello sociale, riabilitando i sindacati e incentivando la proliferazione di nuove organizzazioni sindacali, contribuendo al miglioramento delle condizioni socio-economiche dei lavoratori del comparto petrolifero. L’impegno sociale del governo di Azione Democratica fu reso possibile da una razionalizzazione delle risorse finanziarie destinate ai militari che, nel 1947, delusi dalla condotta governativa, revocheranno il sostegno accordatogli in occasione della rivolta del 1945, organizzando un colpo di stato che destituirà il Presidente Gallegos. Il golpe militare verrà organizzato da Carlos Delgado Chalbaud, il figlio dell’avversario dell’ex-presidente Gomez, e Marcos Pèrez Jimènez. Tra i primi atti della nuova giunta militare ci fu la messa al bando di Azione Democratica (AD), il cui leader Betancourt verrà costretto ad esiliarsi negli USA, e del Partito Comunista Venezuelano (PCV), il cui leader Gustavo Machado Morales, verrà posto agli arresti fino al 1951, quando gli verrà riconcesso l’esilio in Messico. Due anni dopo il golpe militare, il Generale Chalbaud verrà rapito e assassinato da un commando guidato da Rafael Simon Urbina, che dopo essere rientrato nuovamente in patria, ed essersi visto negata la restituzione dei suoi beni confiscati dal precedentemente governo, deciderà di vendicarsi colpendo uno dei leader militari al governo.

Giunta militare Carlos Delgado Chalbaud presidente Marcos Pèrez Jimènez
( La giunta militare guidata da Chalbaud al centro e dal Presidente Pèrez Jimenez a sinistra )

Successivamente a questo evento, Urbina verrà arrestato e assassinato dalle forze di sicurezza durante il suo controverso trasferimento in carcere. L’assassinio di Chalbaud, favorirà l’egemonia del Generale Perez Jimenez sulla giunta militare, che nel 1952 indirà le elezioni per una nuova Assemblea costituente. Tuttavia, nonostante la messa al bando di Azione Democratica (AD), i risultati elettorali non premieranno la giunta militare, ma bensì l’apparentemente debole sinistra liberale dell’Unione Repubblicana Democratica (URD), capace di conseguire un inaspettato 62%, agevolato dal supporto trasversale garantito dai principali partiti di opposizione messi al bando dai militari. Conseguentemente a questi deludenti risultati, la giunta militare si dimetterà, tuttavia, lo stato maggiore deciderà di annullare gli esiti elettorali, decidendo di nominare il Generale Perez Jimenez come Presidente provvisorio, riconosciuto poco dopo dalla nuova Assemblea costituente boicottata dall’opposizione. Successivamente a questi controversi eventi, l’Assemblea costituente riconoscerà al Presidente Perez Jimenez poteri speciali per garantire l’ordine interno, legittimando la sua dittatura sul paese.

Il nuovo governo autocratico troverà il sostegno degli Stati Uniti, che ne supporteranno i programmi di sviluppo economico e infrastrutturale, dietro cui riuscirà a celare il sistematico annichilimento dell’opposizione, associata indiscriminatamente alla minaccia comunista. Nel 1957, Perez Jimenez indirà nuove elezioni presidenziali, strutturate nella forma di un plebiscito in cui l’elettorato ebbe la possibilità di ratificare o meno la sua permanenza al potere, che ovviamente riuscì ad ottenere. Tuttavia, al netto del trionfante risultato, l’autocrazia del Presidente Perez Jimenez iniziò a fare i conti con un dissenso diffuso che serpeggiava sia tra la società civile che tra gli stessi ranghi militari. Addirittura, nel 1958, dopo uno sciopero generale, alcuni jet militari solcheranno minacciosamente lo spazio aereo della capitale, intimorendo il Presidente Perez Jimenez al punto tale da indurlo a ad abbandonare precipitosamente il paese, rifugiandosi nella vicina Repubblica Dominicana, preferendo evitare la possibilità di una guerra civile, così come fece a suo tempo il suo predecessore Medina Angarita.

LA TRANSIZIONE DEMOCRATICA VENEZUELANA

La fuga del presidente, verrà inizialmente gestita da un governo provvisorio guidato da alcuni ufficiali capitanati dall’Ammiraglio Wolfgang Larrazabàl, sostenuto dalla gran parte dell’esercito, e almeno inizialmente, dai partiti d’opposizione. Il governo provvisorio, dinnanzi al crescente malcontento sociale all’interno della capitale, deciderà di erogare dei sussidi con cui placheranno il malcontento dei popolosi sobborghi di Caracas. Tuttavia, ben presto, l’entità dei sussidi, ben superiore agli stipendi medi delle aree rurali del paese, attirerà masse di contadini nella capitale, dove nel giro di qualche mese sorgeranno delle vere e proprie baraccopoli che degraderanno rapidamente il clima sociale e politico venezuelano, dando luogo a frequenti scontri e insurrezioni. Una di queste insurrezioni coinvolgerà anche il convoglio del Vice-Presidente americano Richard Nixon, giunto in Venezuela per una visita di stato, e preso d’assalto dalla folla di disperati che sovraffollavano le vie della capitale Caracas. Sempre durante la gestione di Larrazabàl, il governo provvisorio solidarizzerà con i rivoluzionari cubani di Fidel Castro, a cui invierà anche dei finanziamenti.

Presidente Venezuela Wolfgang Larrazábal e Fidel Castro Cuba
( Il Presidente venezuelano Larrazábal con Fidel Castro )

In questo contesto, le principali formazioni politiche di opposizione concorderanno sulla necessità di insistere sul processo di democratizzazione del paese, impegnandosi reciprocamente a riconoscere l’esito delle elezioni presidenziali del 1958, a prescindere dai risultati conseguiti. Dall’accordo raggiunto da Azione Democratica (AD), COPEI e URD, verrà escluso il PCV, di cui temevano il radicalismo delle loro posizioni economiche. L’accordo strutturerà un sistema politico bipolare sostanzialmente egemonizzato dall’AD e dal COPEI, che escludeva i comunisti dalle logiche di governo. La marginalizzazione dei comunisti, spingerà il PCV a sostenere la candidatura del Presidente provvisorio Larrazabàl, che nel frattempo lasciò l’interim al professore Edgar Sanabria, a cui si deve l’incremento dell’aliquota fiscale sottoposta alle industrie petrolifere dal 50% al 60%. Ad ogni modo, le elezioni presidenziali del 1958, premieranno il leader dell’AD, Romulo Betancourt, con il 49% dei consensi; contro il 34% di Larrazabàl, sostenuto dal PCV e dall’URD; e il 16% del leader del COPAI, Rafael Caldera.

L’ERA BETANCOURT E L’INSIDIA COMUNISTA

Nel 1959, un anno dopo il rovesciamento del governo di Perez Jimenez, il leader cubano Fidel Castro visiterà il Venezuela, dove la sua fama ispirerà molti giovani appartenenti di AD che, nel 1960, affascinati dalla sua retorica socialista rivoluzionaria, decideranno di abbandonare il vecchio partito di Betancourt, per fondare il Movimento della Sinistra Rivoluzionaria (MIR). L’influenza rivoluzionaria di Castro, irriterà il Presidente Betancourt, al punto tale da indurlo a promuovere l’espulsione di Cuba dall’Organizzazione degli Stati Americani. Iniziativa, questa, che innescherà una serie di rivolte promosse dal PCV e dal MIR, a cui il governo venezuelano risponderà con la loro messa al bando. Successivamente alla loro messa al bando, PCV e MIR inizieranno una lotta armata rivoluzionaria nell’entroterra rurale venezuelano, integrandosi sotto la sigla delle Forze Armate di Liberazione Nazionale (FALN). Oltre alla pressione marxista, il governo di Betancourt si ritroverà a gestire anche il crescente malcontento tra i circoli ufficiali dove, paradossalmente, molti consideravano il presidente alla stregua di un cripto-comunista.
Sul piano internazionale, il governo Betancourt confermerà la partnership con gli Stati Uniti, aderendo al progetto dell’Alleanza per il Progresso promosso dal Presidente Kennedy al fine di consolidare le relazioni con i paesi sudamericani, allontanandoli dalla crescente influenza sovietica. Premesse geo-strategiche, confermate nella “dottrina Betancourt” che impediva al Venezuela di intrattenere relazioni con paesi non democratici, compresa l’Unione Sovietica.

Presidente Venezuela Romulo Betancourt e Presidente Stati Uuniti USA Kennedy alleanza per il progresso
( Il Presidente del Venezuela Romulo Betancourt con il Presidente degli Stati Uniti Kennedy )

Ad ogni modo, l’alleanza con gli Stati Uniti non impedirà al governo di Caracas di contrastare il controllo americano sul mercato petrolifero globale, promuovendo insieme ai paesi del Medio Oriente l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC), un cartello in grado di coordinare le strategie di produzione petrolifera, che limitasse i rischi di sovrapproduzione, svincolandoli dalla pervasiva influenza anglo-americana nel settore energetico. Nel 1960, Betancourt verrà ferito in conseguenza di un attentato dinamitardo organizzato dai servizi segreti della Repubblica Domenicana, su ordine del Presidente Rafael Leonidas Trujillo, con cui storicamente intratteneva rapporti politici ostili. Nello specifico, Betancourt contestava al suo collega domenicano l’asilo concesso all’ex-presidente Perez Jimenez, accusato di aver defraudato le casse statali, e che poco tempo dopo il rovesciamento di Trujillo, si vedrà costretto a rifugiarsi negli Stati Uniti che, sotto la presidenza Kennedy, accoglieranno la richiesta di estradizione pervenutagli da Caracas, consegnandogli il loro vecchio alleato venezuelano.

L’eredità dell’ex-Presidente Perez Jimenez, condizionerà le politiche economiche del governo Betancourt, al punto da indurlo a congelare le infrastrutture progettate durante la sua gestione, decretando, addirittura, la distruzione di alcune ferrovie già allestite, sostenendo che l’abbondanza di bitume avrebbe permesso di sostituirle con moderne strade asfaltate. Anche il sistema di irrigazione predisposto dal precedente governo, al fine di incentivare l’agricoltura delle regioni più interne del paese, finirà smantellato, in favore di una diga idroelettrica che affosserà le prospettive di sviluppo del settore agricolo di quelle regioni. Agricoltura che, comunque, beneficerà degli sviluppi positivi della riforma agraria, con cui il governo redistribuirà terre agricole confiscate. Nel 1961, il governo di Betancourt promuoverà una riforma costituzionale che riorganizzerà la distribuzione dei 3 poteri pubblici fondamentali, consolidando la struttura democratica del Venezuela. Nel 1962, il governo venezuelano contesterà l’illegittimità dell’arbitrato internazionale che nel 1899 assegnò la sovranità sulla regione della Guyana al Regno Unito, denunciando la collusione dei giudici internazionali con il governo britannico.

Presidente Venezuela Raul Leoni
( Il Presidente del Venezuela Raul Leoni )

LA GESTIONE AD DI LEONI

Alle elezioni del 1963, trionferà Raul Leoni, il candidato di Azione Democratica (AD), capace di imporsi su Rafael Caldera, il candidato del COPEI. Il nuovo governo Leoni, recepirà le preoccupazioni dei militari, accordandogli ampia libertà nelle operazioni di contrasto della guerriglia comunista sostenuta da Cuba che, tuttavia, più tardi recederà dai suoi propositi strategici, prendendo atto della debolezza dei ribelli venezuelani, dimostratisi incapaci di controllare alcuna regione del paese. Ad ogni modo, il supporto cubano alla ribellione comunista, convincerà il governo venezuelano ad interrompere le relazioni diplomatiche con l’Havana, accusata di voler rovesciare il Presidente Leoni. Sul piano economico, Leoni continuerà ad incentivare lo sviluppo infrastrutturale del paese, portando a termine l’asfaltamento della rete stradale, con cui darà slancio al progetto di cooperazione commerciale con i paesi della comunità andina come la Colombia, l’Ecuador, il Perù e il Cile. Nel 1966, il governo venezuelano rimetterà mano alla disputa inerente la sovranità sulla regione della Guyana, firmando a Ginevra un controverso accordo che riconobbe l’indipendenza della Guyana e la sua sovranità sui territori ad est del fiume Essequibo. Tuttavia, le rivendicazioni venezuelane sui territori ad ovest del fiume Essequibo verranno contestate dalla Guyana che, al contrario di Caracas, ritiene che l’arbitrato internazionale del 1899 abbia assegnato ai britannici la sovranità su quei territori, sottraendoli legittimamente al Venezuela.

IL GOVERNO DEL COPAI DI CALDERA

Nel 1968, le elezioni presidenziali premieranno, seppur di misura, Rafael Caldera, il leader dei Cristiano-sociali del COPAI, battuto nelle precedenti elezioni. L’elezione di Caldera segnerà la prima transizione pacifica dei poteri da una formazione politica ad un’altra all’interno del Venezuela. A livello internazionale, Caldera soppianterà la dottrina Betancourt, riaprendo le relazioni con paesi precedentemente ostracizzati. Questa apertura internazionale, favorirà la riappacificazione con i gruppi delle guerriglia comunista, favorendone la reintegrazione politica, nonostante la ferma opposizione di Azione Democratica. Sempre sotto il governo Caldera, il Venezuela firmerà un protocollo con la Guyana che congelò la contesa sui reciproci confini, subordinandone la risoluzione successivamente ad un periodo di cooperazione politica della durata di 12 anni. A livello economico, il nuovo governo di Calderà incrementerà fino al 70% i dazi petroliferi sulle multinazionali, ponendo le basi per la futura nazionalizzazione del comparto. Sul piano sociale, il governo Caldera darà impulso all’istruzione, costruendo numerose scuole e alcune importanti università del paese. Oltre alle scuole, verranno costruite anche numerose abitazioni popolari, ospedali, tribunali, autostrade, aeroporti e dighe.

Presidente Venezuela Rafael Caldera COPAI
( Il Presidente del Venezuela Rafael Caldera )

L’ERA D’ORO DEL PETRO-GOVERNO AD

Nel 1973, le elezioni presidenziali premieranno Carlos Andres Perez, esponente di Azione Democratica, protagonista di una campagna elettorale all’insegna dell’ostilità verso le istituzione finanziarie internazionali come il FMI e la Banca Mondiale, accusate di essere genocidi al soldo del totalitarismo economico. Il nuovo governo approfitterà dell’esponenziale incremento del prezzo del petrolio (+70%) conseguente agli strascichi del conflitto arabo-israeliano, che costrinse gli Stati Uniti a sostituire le importazioni mediorientali incrementando la domanda di greggio venezuelano. Gli ingenti proventi petroliferi, quadruplicheranno le entrate fiscali venezuelane, permettendo un massiccio programma di spesa pubblica prossimo ai 53 miliardi di dollari, destinato al potenziamento delle infrastrutture e dei servizi sociali del paese. Trainata dal massiccio afflusso di petrodollari, l’economia si rafforzerà, così come il Bolivar, decretando l’innalzamento degli standard di vita dei cittadini venezuelani, ma anche la diffusione di malcostumi come la corruzione.

Nel 1977, Andres Perez decreterà la nazionalizzazione dell’industria petrolifere e mineraria, da cui continuò ad incamerare importantissime risorse economiche impiegate per espandere il numero di burocrati al servizio dello stato, la cui esponenziale espansione contribuirà ad inibire la libera iniziativa economica nel paese, riducendo il numero dei piccoli imprenditori. Conseguentemente al decreto di nazionalizzazione, la gestione del comparto petrolifero verrà affidata alla Petroleos de Venezuela S.A (PDVSA), la società pubblica che tutt’oggi controlla le esportazioni di petrolio e gas naturale del paese, la quinta per importanza globale, e la più importante realtà economica del continente sudamericano. La PDVSA riuscirà a sottrarre la gestione del ricco comparto petrolifero alle grandi compagnie petrolifere anglo-americane. Ad ogni modo, ben presto, la rapida crescita economica venezuelana comincerà a palesare le prime contraddizioni, derivanti dalla crescente dipendenza dalle esportazioni petrolifere e dalle crescenti importazioni di beni stranieri, dovute alla mancata diversificazione economica da parte del governo. La situazione peggiorò repentinamente con il progressivo calo del prezzo del petrolio, quando il governo AD si ritrovò costretto a ricorrere ad un massiccio indebitamento finanziario, dinamica che amplificò gli effetti della corruzione all’interno del paese.

Presidente Venezuela Carlos Andres Perez Azione Democratica
( Il Presidente del Venezuela Carlos Andres Perez )

CONCLUSIONI

Sebbene l’anziano Presidente Cipriano Castro godesse del supporto dei militari, ed avesse avuto la meglio sui rivoltosi liberali finanziati dall’oligarchia venezuelana, il suo governo si ritrovò comunque in un vicolo cieco. Lo stesso Vice-presidente Vicente Gomez si rese conto dell’insostenibilità politica della situazione che si era venuta a creare successivamente all’insurrezione, sicché decise di prendere l’iniziativa, rovesciando Castro, approfittando di una sua visita in Europa. L’azione di Gomez venne accolta favorevolmente dagli Stati Uniti, interessati a stabilizzare il paese, sotto il governo di una figura amica, caratterizzata da un approccio pragmatico che favorisse la riconciliazione con l’oligarchia venezuelana, legata a doppio filo con la finanza americana. Grazie al sostegno americano, Gomez riuscì a conservare la struttura di potere di Castro, sincronizzandola con l’establishment venezuelano, anche se non tutta l’oligarchia condividerà la sua visione di paese, criticandone gli ostacoli posti all’afflusso di investimenti stranieri. Nello specifico, l’economia si aprì agli investimenti esteri molto più che nella precedente amministrazione Castro, ma non quanto desiderato dai liberali. La cautela economica di Gomez non fu dettata tanti da pregiudizi internazionali, quanto dalla paura di rafforzare il potenziale finanziario dell’infida oligarchia, con cui manteneva relazioni franche, ma alquanto misurate.

La fragile intesa politica raggiunta tra l’establishment di Gomez e l’oligarchia liberale verrà messa alla prova dall’ascesa del magnate Chalbaud, senza tuttavia riuscire a scardinare un ordine che, al netto dei suoi difetti, di certo non faceva rimpiangere la dittatura di Castro. Durante l’amministrazione Gomez, il Venezuela vivrà una delle prime fasi di stabilità più proficue, soprattutto in economia, dove gli investimenti statunitensi la faranno da padrone. Sempre durante l’era Gomez, il Venezuela comincerà a sfruttare i suoi immensi giacimenti petroliferi. Tuttavia, anche in questo caso, i calcoli politici di Gomez, lo indurranno ad ostacolare lo sviluppo di raffinerie in patria, sottraendo così all’oligarchia la possibilità di controllare un settore così strategico e altamente remunerativo. Sulla base di questi calcoli politici, Gomez preferirà demandare la gestione del comparto petrolifero alle multinazionale straniere, soprattutto americane, ma anche inglesi e olandesi. Lo sviluppo del settore petrolifero contribuirà a rafforzare l’economia venezuelana, seppur a discapito dei settori tradizionali come l’Agricoltura, che perderà progressivamente il suo ruolo centrale.

Archiviate le rimostranze dell’oligarchia liberale, definitivamente archiviate dopo l’ennesima insurrezione promossa da Chalbaud, Gomez si ritroverà alle prese con l’ascesa di nuove rivendicazioni politiche, da quelle studentesche, a quelle comuniste. In particolar modo, i comunisti venezuelani messi alle strette dall’esercito, decideranno di esiliarsi in Messico dove fonderanno il PCV. La sfida dei comunisti comunista catalizzerà le attenzioni del nuovo governo Lopez Contreras, alle prese con una serie di scioperi che lo costringeranno a mettere mano ai diritti dei lavoratori del comparto petrolifero, ponendo vincoli via via sempre più stringenti alle multinazionali straniere. Il successo della retorica comunista, convincerà l’establishment del PCV a ritornare in patria dove, tuttavia, si ritroverà a far fronte alle pesanti persecuzioni governative, agevolate da alcuni delatori interni al PCV, come Urbina. Il Presidente Lopez Contreras, precedentemente Ministro della guerra di Gomez, riuscì a controllare il paese in virtù del supporto dei militari, che ritorneranno a riconquistare un ruolo di primo piano nella vita politica del paese. Non a caso, il suo successore sarà un altro alto ufficiale come Medina Angarita, che governerà il Venezuela durante la seconda guerra mondiale, sostenendo lo sforzo bellico americano, rifornendo gli alleati di prodotti petroliferi, contribuendo in modo indiretto, ma decisivo, alla loro vittoria finale.

Nel secondo dopo-guerra, il governo di Medina Angarita promuoverà un processo di liberalizzazione politica, legittimando persino le attività dei comunisti del PCV. Sebbene fosse un militare, Medina Angarita tenterà di democratizzare la realtà politica venezuelana, scendendo a patti con Azione Democratica (AD), la formazione politica più popolare all’interno del paese, concordando la designazione di un candidato presidente. Accordo, che tuttavia, sfumerà innescando una grave crisi politica, culminata proprio con le dimissioni del presidente, risoluto nell’evitare il rischio di una guerra civile, nonostante godesse del supporto dell’esercito.
Le dimissioni di Medina Angarita, permetteranno ad Azione Democratica di prendere il potere, eleggendo Romulo Gallegos, artefice di una politica sociale estesa, finanziata attraverso l’incremento delle tasse sulle esportazioni petrolifere. L’impegno sociale del nuovo governo AD sottrarrà molte risorse ai militari che non esiteranno ad organizzare un golpe militare, che metterà al bando l’establishment di Azione Democratica, considerato sospettosamente contiguo agli ambienti comunisti del PCV, anch’essi messi al bando. La giunta militare che sostituirà il governo AD verrà egemonizzata da Chalbaud e Perez Jimenez, soprattutto da quest’ultimo, dopo l’assassinio di Chalbaud.

L’esclusione dei principali partiti politici dalla vita politica del paese, convincerà il Presidente Perez Jimenez a indire elezioni per una nuova Assemblea costituente, confidando di egemonizzarla agevolmente. Tuttavia, le previsioni del Presidente verranno disattese dal sorprendente successo dell’URD, sostenute trasversalmente da tutte le forze di opposizione bandite. Dinnanzi a questo risultato inaspettato, i militari congeleranno l’esito della consultazione, confermando Perez Jimenez alla guida del paese, estendendo addirittura i suoi poteri, rendendo il suo governo una vera e propria dittatura. Malgrado la sua egemonia politica, la popolarità di Perez Jimenez degradò progressivamente, sia tra gli ambienti civili che militari, ispirando un malcontento diffuso che lo convincerà ad abbandonare il paese, evitando di far fronte ad una insurrezione generale. L’improvvisa fuga del presidente lascerà il paese nelle mani di una giunta militare presieduta dall’ammiraglio Larrazabal, che tuttavia si impegnerà ad avviare quel processo di democratizzazione chiesto da tutte le forze politiche di opposizione. Il governo provvisorio di Larrazabal, parallelamente all’amministrazione ordinaria, si ritroverà a gestire l’emergenza sociale che interessava la capitale Caracas, e la sfida dei rivoluzionari cubani di Fidel Castro, con cui solidarizzerà.

L’amministrazione militare permetterà alle principali forze politiche di opposizione di concordare il futuro assetto politico del paese, accordo politico che escluderà i comunisti dalle logiche di governo, come desiderato dagli Stati Uniti. L’accordo porrà le basi di un sistema bipolare dominato da Azione Democratica (AD) e dal COPAI. I comunisti, reagiranno all’isolamento, sostenendo la candidatura di Larrzabal, che tuttavia verrà sconfitto da Betancourt, il leader di AD. Tuttavia, la popolarità di Betancourt verrà aspramente compromessa dalla retorica dell’ala socialista radicale di AD, che ispirata dalle gesta di Fidel Castro, deciderà di abbandonare il partito, per fondare il MIR. Ben presto, MIR e PCV si ritroveranno emarginati dalla sfera politica venezuelana, e costretti a partecipare alla vita pubblica sotto la forma della guerriglia rivoluzionaria delle FALN. Verosimilmente, l’ostracismo nei confronti delle formazioni comuniste verrà ispirato dagli Stati Uniti, con cui l’establishment di AD intratteneva rapporti strettissimi, tanto da indurre Betancourt a disconoscere i governi del blocco sovietico. Tuttavia, l’alleanza con gli USA non impedirà al Venezuela di aderire all’OPEC, grazie a cui riuscirà a smarcarsi dal controllo delle multinazionali petrolifere anglo-americane.

Presidente Venezuela Romulo Betancourt e Fidel Castro Cuba
( Fidel Castro e Romulo Betancourt )

Ad ogni modo, la guerriglia comunista venezuelana non riuscirà mai ad impensierire seriamente l’ordine del paese, deludendo le aspettative strategiche della Cuba Fidel Castro, con cui il nuovo governo di Raul Leoni interromperà le relazioni diplomatiche.
Le relazioni con i paesi dell’orbita socialista si normalizzeranno solo con l’elezione di Caldera, protagonista di un processo di riconciliazione, che permetterà la riabilitazione politica dei comunisti. Sotto Caldera il paese avvierà un profondo processo di sviluppo infrastrutturale trainato dalle risorse ricavate dall’incremento al 70% dei dazi sulle esportazioni petrolifere. Entrate petrolifere che nel corso degli anni 70 aumenteranno esponenzialmente, permettendo al nuovo presidente Perez di trasformare il paese, rendendolo uno dei più prosperi del continente sudamericano. L’ascesa del settore petrolifero, convincerà il governo di AD a nazionalizzare tutto il comparto minerario, fondando la PDVSA. Tuttavia, il repentino successo economico, squilibrerà la struttura economica de paese, polarizzandola esclusivamente sul settore petrolifero, esponendo il paese ai contraccolpi finanziari legati al successivo calo generalizzato dei prezzi del petrolio su scala globale, costringendo il governo a ricorrere ad un massiccio indebitamento che pregiudicherà le prospettive di sviluppo futuro.

PS:
Il prossimo articolo, sarà l’ultimo dedicato alla conoscenza del Venezuela, e approfondirà le dinamiche più recenti del quadro politico venezuelano.