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IL PROGRAMMA MISSILISTICO IRANIANO

Ciò che ha reso l’Iran particolarmente temuto nella regione mediorientale è sicuramente il suo programma missilistico. Ragion per cui, così come fatto con la Corea del Nord, cercheremo di illustrare le peculiarità dell’arsenale balistico iraniano per comprenderne il potenziale.

LE ORIGINI DEL PROGRAMMA MISSILISTICO

Le basi del programma missilistico iraniano sono state poste approssimativamente nella prima metà degli anni ottanta, durante la guerra con l’Iraq, con lo sviluppo dei razzi di artiglieria Tipo-83 di produzione cinese. Strumenti da cui i tecnici iraniani hanno derivato i razzi a combustibile solido della serie Oghab (Aquila), accreditati di una gittata massima di 35-45 Km, a fronte di un margine di errore circolare (CEP) di circa 500 mt. Prestazioni poco entusiasmanti che nel corso della guerra del golfo hanno indotto i militari iraniani a preferirgli l’artiglieria tradizionale. Sempre durante lo stesso conflitto, gli iraniani riusciranno ad ottenere dalla Corea del Nord alcuni sistemi lanciarazzi multipli (MRLS) a propellente solido del tipo M-1985, derivato dal ben noto sistema sovietico Katyusha, e da cui,8 qualche anno dopo, le aziende militari locali riusciranno a sviluppare una versione domestica denominata Fajr-3 (Alba), accreditata di una gittata di circa 45 Km, e compatibile con l’uso sia di testate esplosive convenzionali che chimiche. Il sistema Fajr-3 può essere ricaricato in meno di un quarto d’ora, frangente temporale in cui i militari possono riposizionare i razzi sul veicolo tattico utilizzato. Tuttavia, le prestazioni di questo sistema non si discostano molto da quelle del sistema Oghab, essendo privo di sistemi di guida. Ad ogni modo, molti di questi razzi sono stati forniti dalle IRGC agli alleati delle milizie libanesi Hezbollah, intorno ai primi anni 2000, ed utilizzati contro Israele nel corso del conflitto del 2006. Alcuni esemplari dei razzi Fajr-3 sono state forniti anche alle milizie palestinesi di Hamas attraverso triangolazioni agevolate dal Sudan, con cui storicamente l’Iran intrattiene ottime relazioni bilaterali, come abbiamo avuto modo di accennare nel corso del focus. Le prestazioni di questo razzo sono state migliorate nel più moderno Fajr-5, accreditato di un una gittata di circa 75 Km, a fronte di un CEP di circa 250 metri, che è possibile ridurre a 50 metri mediante l’ausilio di un sistema di guida satellitare. Questo sistema richiede circa 2 minuti per ricaricare un singolo razzo nel sistema di lancio multiplo, su cui è stato utilizzato nei recenti teatri bellici siriano, yemenita, iracheno e palestinese.

Iran razzi Fajr-5
( Razzo iraniano Fajr-5 )

Grazie al supporto tecnico cinese, gli iraniani sono riusciti poi a sviluppare il razzo di artiglieria Naze’at 6-H, una versione domestica del razzo a combustibile solido sovietico 9K52-Luna, accreditato di una gittata massima di circa 100 Km, a fronte di un margine di errore alquanto elevato, compreso tra i 500 e i 1.000 metri. Razzo di cui successivamente è stata sviluppata una versione aggiornata Naze’at 10-H, con gittata massima incrementata a 130 Km. Entrambi i razzi Naze’at, sono lanciabili attraverso l’ausilio di un apposito veicolo di trasporto e lancio (TEL), e possono imbarcare sia testate esplosive convenzionali che chimiche, vantando, tuttavia, prestazioni alquanto modeste.
La tecnologia balistica di derivazione asiatica ha comunque permesso all’industria militare iraniana di acquisire il know-how necessario a sviluppare autonomamente razzi, come i Zelzal-1 (Terremoto), accreditato di una gittata massima di circa 160 Km, seppur contraddistinto da prestazioni non diverse da quelle dei suoi precursori asiatici. Prestazioni migliorate nella seconda versione denominata Zelzal-2, entrata in servizio nel 1998, e accreditata di una gittata massima di 200 Km. Razzo che verrà ulteriormente aggiornato nella versione definitiva Zelzal-3, presentata nel 2007, e accreditata di una gittata di 250 Km, a fronte di prestazioni migliorate dall’applicazione di un sistema di guida GPS. I razzi Zelzal-3 sono stati impiegati dagli alleati iraniani durante le recenti guerre civili in Siria e Yemen.

I PRIMI MISSILI A CORTO RAGGIO IRANIANI

I primi veri e propri missili iraniani sono stati sviluppati sul finire degli anni ottanta, durante le ultime fasi della guerra del golfo, quando l’Iran riuscì ad acquisire dalla Libia e dalla Siria alcuni esemplari del missile balistico sovietico Scud, nella sua versione B. I tecnici iraniani entreranno in possesso anche di un esemplare di Hwasong-5 nordcoreano, un derivato dello Scud-B, da cui trarranno spunto per lo sviluppo del proprio derivato domestico Shahab-1 (Meteora), un missile balistico a corto raggio accreditato di una gittata massima di 350 Km, a fronte di un CEP di circa 500 metri. Tecnologia che verrà ulteriormente affinata all’inizio degli anni novanta, e implementata nella versione Shahab-2, sviluppata grazie al fondamentale travaso tecnologico proveniente dal missile nordcoreano Hwasong-6. Nello specifico, lo Shahab-3 verrà accreditato di una gittata massima incrementata a 500 Km, a fronte di un CEP inalterato. Nel 1998, lo sviluppo tecnologico permetterà agli iraniani di testare la versione Shahab-3, accreditato di una gittata massima di circa 1 o 2 Km a seconda del carico bellico imbarcato (da una testata a cinque a rientro indipendente). Le prestazioni di quest’ultima variante verranno migliorate dall’applicazione di un nuovo sistema di guida capace di ridurre il CEP, notoriamente largo dei sistemi Scud, a circa 50 metri. Prestazioni vagliate nel corso di test balistici effettuati nel 1998, 2000, 2002, 2003, 2006 e 2008- Lo Shahab-3 è stato il primo missile balistico a raggio medio sviluppato dall’Iran, le cui prestazioni consentono a Teheran di minacciare direttamente Israele e molte delle basi americane presenti nella regione mediorientale.

Iran missile Fateh-313
( Missile iraniano Fateh-313 )

Nel 2002, i tecnici militari iraniani inizieranno a sviluppare un nuovo missile a corto raggio capace di sopperire alla scarsa precisione dei razzi Zelzal e Naze’at. Sicchè decisero di rivisitare il progetto del missile cinese a combustibile solido CSS-8, migliorandone le prestazioni. Ne conseguì il missile Fateh-110 (Conquistatore), accreditato di una gittata massima di 250 Km, a fronte di un CEP di circa 3 metri, agevolato da un sistema di guida satellitare. I progetti del missile Fateh-110 sono stati condivisi con la Siria, che ne ha derivato una versione domestica denominata M-600, successivamente fornita anche alla milizia libanese Hezbollah. Molte forniture di Fateh-110 al movimento sciita libanese sono state oggetto di reiterati raid preventivi israeliani in territorio siriano. Anche la milizia palestinese di Hamas sembra essere entrata in possesso di alcuni esemplari di questi di missili. I tecnici iraniani hanno continuato ad aggiornare i Fateh-110, incrementandone la gittata a 300 Km. Successivamente, sulla base del Fateh-110, è stata sviluppata anche una versione anti-nave denominata Khalij Fars (Golfo Persico), accreditato di u CEP di 2 metri, a fronte di una gittata invariata rispetto alla sua versione terrestre. Sulla base del Fateh-110, i tecnici iraniani hanno sviluppato un nuovo missile denominato Fateh-313, presentato nel 2015, accreditato di una gittata massima estesa a 500 Km, e agevolata da un sistema di guida elettro-ottico che ne incrementa ulteriormente la precisione. Due esemplari di Fateh-313 sarebbero stati recentemente utilizzati dall’Iran nella rappresaglia dell’8 gennaio 2020 contro gli obiettivi americani presenti nell’aeroporto di Erbil, nel Kurdistan iracheno, con cui i Pasdaran hanno vendicato l’assassinio del Generale Qasem Soleimani.

Sempre in quell’occasione, gli iraniani hanno lanciato anche una dozzina di missili Qiam contro la base americana di Ayn al-Asad, devastandola, ferendo anche un centinaio di militari. Il missile Qiam (Rivolta), ad oggi, costituisce la punta di diamante dei missili a corto raggio a disposizione di Teheran. Questo missile è un derivato dello Scud sovietico, dotato di una gittata massima di 800 Km, e di un sistema di guida satellitare all’avanguardia che permette alle testate multiple imbarcate di colpire gli obiettivi designati con un margine di errore di 10 metri. Alcuni esemplari del missile Qiam sono stati lanciati anche in Siria contro le postazioni dell’Isis nel 2014, nel 2016 e nel 2017. Secondo l’intelligence americana, alcuni esemplari di Qiam sarebbero stati lanciati contro l’Arabia Saudita dai ribelli sciiti Houthi dello Yemen, che tuttavia sostengono si tratti di missili autoctoni denominati Burkan. La stretta partnership che lega i ribelli sciiti Houthi dello Yemen a Teheran basta a suggerire la contiguità del progetto Burkan al progetto iraniano, soprattutto per quanto concerne l’intelligence occidentale e saudita.

(Missile iraniano Qiam )

I MISSILI A MEDIO RAGGIO IRANIANI

Intorno al 2015, i tecnici iraniani hanno rimesso mano ai progetti del missile a combustibile liquido Shahab-3, sviluppando un nuovo missile balistico a raggio medio denominato Emad (Pilastro), accreditato di una gittata massima di 2.000 Km, a fronte di un CEP di 10 metri che permette alla testata di far esplodere il suo carico anche in prossimità dell’obiettivo senza necessariamente colpirlo direttamente, il che agevola il rilascio di sostanze chimiche o di emissioni elettromagnetiche sugli obiettivi designati.
Sempre sulla base del missile Shahab-3 gli iraniani hanno sviluppato anche il missile a raggio medio Ghadr-110 (Intensità). Un missile a doppio stadio (un primo liquido e un secondo solido) accreditato di una distanza di 2.000 Km, a fronte di un CEP di 100 metri. L’implementazione della tecnologia a combustibile solido ha rappresentato un’importante traguardo strategico per i tecnici iraniani, giacché consente di accelerare i tempi di lancio del missile, accorciando sensibilmente i tempi di reazione in caso di rappresaglia. Infatti, la tradizionale tecnologia a propellente liquido implementata sui derivati degli Scud richiede qualche ora per caricare il combustibile necessario che, tra l’altro, per sua composizione chimica risulta particolarmente instabile e complicato da sfruttare. Lo sviluppo del Ghadr-110, presentato alla fine del 2015, ha suscitato l’irritazione occidentale presso le Nazioni Unite, secondo cui questo missile rappresentava il tentativo di sviluppare un arma capace di imbarcare armi nucleari. Accuse respinte dal governo iraniano, secondo cui l’assenza di armi nucleari iraniane certificata dall’AIEA bastava a smontare tali accuse.

Iran missile Emad
( Missile iraniano Emad )

La tecnologia a combustibile solido è stata implementata integralmente ai due stadi del missile Ashoura (nome estrapolato dalla tradizione religiosa islamica sciita), accreditato di una gittata di 2.000 Km, a fronte di un CEP ignoto. La stessa tecnologia a propellente solido dell’Ashoura è stata implementata anche sulla nuova serie di missili a raggio medio Sejjil-1 (Terra Cotta), accreditati di una gittata massima di circa 2.000 Km a fronte di un CEP di 20 metri. Con questo progetto, per la prima volta, i tecnici iraniani sono riusciti a sviluppare integralmente in autonomia un missile senza il bisogno di ispirarsi a progetti stranieri di origine nordcoreana o pakistana, riuscendo addirittura a svilupparne una versione aggiornata denominata Sajjil-2, dotato di un sistema di guida satellitare ottimizzato e di un involucro schermato che ne limita la traccia radar. Recentemente gli iraniani hanno sviluppato anche la versione Sejjil-3 con una gittata estesa a 4.000 Km. Prestazioni sufficienti ad annoverarlo nella categoria dei missili a raggio intermedio.
Parallelamente allo sviluppo della sofisticata tecnologia a propellente solido, i tecnici iraniani non hanno marginalizzato l’affinamento quella a combustibile liquido, implementandola sul missile a raggio intermedio Khorramshahr, accreditato di una gittata massima di circa 2.000 Km, che tuttavia alcuni analisti sostengono possa agevolmente superare. Infatti, questo missile, testato all’inizio del 2017, viene considerato da molti analisti come una replica iraniana del nordcoreano Hwasong-10, accreditato di una gittata massima di circa 4.000 Km. Il Khorramshahr avrebbe anche la capacità di imbarcare carichi fino al 1.800 Kg, consentendo l’alloggiamento di testate multiple a rientro indipendente (MIRV). Ad ogni modo, il limite teorico dei 2.000 Km, reale o presunto, è verosimilmente conseguente alla necessità di non suscitare l’irritazione dei paesi europei.

Iran missile Khorramshahr
( Missile iraniano Khorramshahr )

Dunque, almeno ufficialmente, il potenziale balistico iraniano rimane limitato alla categoria dei missili a raggio medio (MRBM). Tuttavia, negli ultimi anni lo sviluppo delle tecnologie balistiche iraniane, e la cooperazione con gli scienziati nordcoreani, ha suggerito che Teheran stesse lavorando ad un vero e proprio missile a raggio intermedio (IRBM). Nello specifico, molti analisti credono che gli iraniani abbiano sviluppato una versione domestica del vettore spaziale nordcoreano a tre stadi Taepodong-2, denominandola Shahab-5, la cui gittata massima teorica sarebbe prossima ai 4.000 Km. Sulla base di questo presunto progetto, alcuni analisti hanno addirittura speculato sull’esistenza su di un missile a lungo raggio denominato Shahab-6, accreditato addirittura di una gittata massima compresa tra gli 8.000 e i 10.000 Km. L’ambizione iraniana di un missile a lungo raggio viene ipotizzata da molti analisti, convinti dell’esistenza di un presunto “progetto Koussar“. Tuttavia, ad oggi, l’Iran non ha dimostrato di possedere missili a medio-lungo raggio, anche se la recente messa in orbita del satellite militare Noor (Luce) suggerisce che la tecnologia non manchi di certo. Nello specifico, il vettore lanciatore a tre stadi Qased utilizzato nell’aprile 2020, dopo una serie di tentativi andati a vuoto, sembra sia composto da un primo stadio a combustibile liquido derivato dal vecchio lanciatore Safir, integrato ad altri due stadi alimentati a propellente solido. Il lancio, oltre a mettere in orbita il satellite delle IRGC, è infatti verosimilmente servito anche per testare il funzionamento della tecnologia a tre stadi, su cui si basano gli odierni missili intercontinentali. In conclusione, va considerato anche l’eventuale contributo che il satellite militare recentemente lanciato potrà fornire alla Forza aerospaziale dei guardiani della rivoluzione islamica iraniana in termini di precisione.

Infine, va considerato un elemento strategico importante per lo sfruttamento del potenziale iraniano, ovvero la presenza di alcune basi di lancio corazzate situate all’interno di montagne rocciose, ad alcune centinaia di metri di profondità. Basi in cui sarebbero stoccati centinaia di missili di varia tipologia, organizzati attraverso una vasta rete di tunnel sotterranei, la cui esistenza è stata divulgata qualche anno fa dalla tv iraniana. Queste basi permetterebbero ai missili iraniani, soprattutto quelli con elementi a combustibile liquido, di essere riforniti in sicurezza senza il pericolo di essere distrutti durante la delicata e prolungata fase di rifornimento, che se predisposta all’esterno potrebbe risultare letale. Inoltre, la localizzazione di queste basi sotterranee rimane sostanzialmente ignota. Ad ogni modo, anche i missili caricati su veicoli TEL costituiscono un rischio non indifferente, dal momento che possono essere spostati ovunque, al di fuori dei siti di lancio. Nello specifico, l’Iran possiede numerose basi di lancio disseminate all’interno del vasto entroterra: due situate nel nord-ovest, in prossimità della città di Tabriz, altre due situate nei pressi della capitale Teheran, una a Kermanshah a ridosso del confine iracheno, una Shiraz, una a Semnan, una a Shahrud e un’altra nel nord-est, nei pressi della città di Mashad.

Iran base di lancio sotterranea missili iraniani
( Piattaforma di lancio sotterranea per i missili iraniani )

I MISSILI ANTINAVE E CRUISE IRANIANI

Oltre alla componente terra-terra, l’Iran ha sviluppato anche una serie di missili antinave come il Noor, un derivato domestico del missile cinese C-802, la cui gittata massima è stata progressivamente estesa da 130 Km fino a 200 Km. Dal Noor è stato recentemente sviluppato il missile antinave guidato Qader, dotato di un sofisticato sistema di guida, e accreditato di una gittata massima di 300 Km, volando radente alla superficie del mare per ridurre la propria traccia radar. Il Qader può essere imbarcato o lanciato da mezzi terrestri localizzati lungo la costa. Un altro missile antinave è il Ra’ad, un derivato domestico dal missile cinese Silkworm, accreditato di una gittata massima di 360 Km.
La tecnologia del missile antinave Qader, è simile a quella che i tecnici iraniani hanno sviluppato su altri missili guidati come i missili cruise iraniani come il Ya-Ali, accreditato di una gittata di circa 700 Km se lanciato da un jet militare, ma può essere utilizzato per distanze minori anche se lanciato da terra. Infatti, secondo l’intelligence americana, i ribelli Houthi dello Yemen avrebbero utilizzato questi missili cruise per colpire obiettivi situati a 300 Km di distanza, all’interno dei confini sauditi.
Parallelamente allo sviluppo dei missili cruise Ya-Ali, i tecnici militari iraniani hanno lavorato ad un derivato domestico del missile cruise sovietico Kh-55, di cui erano entrati in possesso per vie traverse dall’Ucraina nel 2001. Lo sviluppo ha portato al prototipo Soumar, accreditato di una gittata massima di circa 700 Km. La tecnologia del Soumar è stato recentemente implementata sul missile cruise Hoveyzeh, accreditato di una gittata massima compresa tra i 1.300 e i 2.000 Km, agevolata da un sistema di guida altamente sofisticato che permette di volare a bassissima quota per aggirare le difese aeree nemiche e colpire gli obiettivi nemici con un margine di errore inferiore ad un metro. Il che basta a rendere quest’arma altamente insidiosa.

Iran missili cruise guidati Soumar Hoveyzeh
( I missili cruise iraniani Soumar e Hoveyzeh )

IL POTENZIALE DEI MISSILI IRANIANI

Tra le armi a corto raggio a disposizione delle forze armate iraniane troviamo il razzo Fajr-5, uno strumento tattico da teatro, relativamente facile da ricaricare. Tuttavia, per via del loro limitato raggio d’azione non costituiscono di certo una minaccia degna di nota per i paesi vicini. Lo stesso può dirsi per i razzi Naze’at e Zelzal-1, che nella migliore delle ipotesi potrebbero essere capaci di colpire obiettivi situati nei pressi della città irachena di Erbil se lanciati a ridosso dei confini iracheni. Margine offensivo che migliorerebbe impiegando i razzi Zelzal-2 e 3, dotati di performance migliori.
Attraverso i moderni missili Fateh-313 gli iraniani potrebbero colpire obiettivi circostanti ad Erbil, come già dimostrato nel raid del 8 gennaio, oltre che le principali basi americane nel Golfo, comprese le istallazioni petrolifere saudite, comprendo anche il territorio azero. Vantando tempi di attivazione rapidissimi garantiti dalla tecnologia propulsiva a combustibile solido.

Proseguiamo tralasciando l’analisi dei missili delle serie Shahab-1 e 2, poiché risultano ritirati dal servizio operativo dal 2016, quando sono stati rimpiazzati dai più moderni missili Qiam, capaci di colpire agevolmente qualsiasi obiettivo posto all’interno del territorio iracheno, come dimostrato nel corso del raid balistico contro le basi americane dell’8 gennaio 2020, dove ha dimostrato di essere un’arma piuttosto precisa in termini di CEP. I missili Qiam, dotati di testate a rientro multiplo MARV, sono anche in grado di insidiare altrettanto agevolmente tutte le basi americane situate nel golfo persico e nei territori siriani occupati, fino a quelle dell’Afghanistan orientale, passando per la capitale saudita Riyadh. Il “punto debole” di questi missili è rappresentato solo dalla tecnologia a propellente liquido che ne dilunga le fasi di attivazione.

Iran missile Ghadr-110
( Missile iraniano Ghadr-110 in fase di lancio )

Passando all’analisi del potenziale dei missili a raggio medio della serie Shahab-3, possiamo affermare che sono in grado di colpire praticamente ovunque in Medioriente, dalla Turchia a parte della Grecia, passando per Israele, Arabi Saudita, Egitto, Cipro, Yemen ed Emirati Arabi Uniti, includendo il Pakistan e gran parte dei territori indiani e russi. E ciò vale soprattutto per la versione aggiornata Emad e per il missile Khorramshahr.
Prestazioni simili sono garantite dai moderni missili Ghadr-110, con margini di precisione leggermente migliori. Addirittura i missili della serie Ashura sono potenzialmente in grado di lambire le coste dell’estremo pugliese italiano, e possono essere attivati rapidamente grazie alla tecnologia propulsiva a combustibile solido applicata su tutti e due gli stadi, anziché solo sul secondo, come nel missile Ghadr-110.
I missili della serie Sejjil-3 invece sono in grado di colpire la gran parte delle capitali europee fino a Londra, con margini di errore circolare esigui, a fronte di una velocità di mach 14 che non ha eguali nell’arsenale balistico iraniano. La tecnologia a combustibile solido gli permette infine di essere attivato rapidamente.

Minaccia notevole è poi rappresentata dai nuovi missili cruise Hovayzeh capaci di colpire praticamente ovunque nella regione, con il vantaggio della bassa quota di crociera che riduce sensibilmente la possibilità di essere intercettato dalla contraerea nemica.
Egualmente insidiosi sono i missili antinave della serie Qader e Ra’ad, con cui l’Iran ha la capacità di colpire qualsiasi praticamente ovunque all’interno del Golfo Persico, comprese le acque antistanti la base della quinta flotta americana di stanza in Bahrain.

Iran missile antinave Qader golfo persico
(Missile antinave iraniano Qader )

CONCLUSIONI

Il programma missilistico iraniano ha catalizzato l’attenzione della comunità internazionale, per via della possibile complementarietà con il controverso programma nucleare sviluppato da Teheran negli ultimi decenni. Infatti, i nuovi missili a raggio intermedio sviluppati oltre ad imbarcare testate esplosive convenzionali, hanno la capacità potenziale di imbarcare anche testate nucleari che, almeno stando agli ispettori dell’AIEA, l’Iran non dovrebbe avere. Parere che tuttavia in più di un’occasione è stata messo in dubbio da paesi come Israele e Stati Uniti, convinti  che Teheran stia sviluppando segretamente armi nucleari all’interno di siti militari non soggetti alle ispezioni dell’AIEA. Ad ogni modo, in mancanza di prove solide, le speculazioni relative a possibili finalità militari del programma nucleare iraniano rimangono tali, anche se non è possibile escludere al 100% tale eventualità, perché gli iraniani hanno competenze nucleari e rapporti piuttosto stretti con paesi nucleari come la Corea del Nord, da cui ha derivato molta della tecnologia balistica implementata con successo sui propri missili. Detto questo, la prospettiva di un Iran nucleare cambierebbe radicalmente la geopolitica mediorientale, ridimensionando drasticamente il ruolo di paesi come l’Arabia Saudita e Israele, e in seconda battuta persino di Pakistan, India, Russia e USA. E tale eventualità sarebbe immediatamente capitalizzabile sul piano geopolitico proprio grazie ad un arsenale balistico in grado di proiettare il potenziale strategico che solo un arma nucleare garantisce nel mondo contemporaneo.

Tuttavia, se accantoniamo la prospettiva nucleare, il programma missilistico rimane comunque un elemento geo-strategico non indifferente. Il potenziale balistico iraniano rappresenta in ogni caso un formidabile strumento di deterrenza che li mette al sicuro dall’eventualità poco remota di un invasione straniera. L’unica vera esigenza iraniana, perseguita costantemente dalla classe dirigente di Teheran dall’epoca di Khomeini ad oggi. Infatti, qualsiasi tesi finalizzata a considerare l’arsenale missilistico iraniano come uno strumento di proiezione militare all’interno di paesi vicini va considerata come una mera speculazione, almeno fino a quando le forze armate iraniane continueranno a versare nelle condizioni di obsolescenza in cui attualmente si trovano a causa del duro regime sanzionatorio collaterale al suo controverso programma nucleare. Si, perché le scarne risorse militari a disposizione di Teheran, peraltro zavorrate dalle ristrettezze finanziarie, non consentono di intraprendere invasioni su larga scala contro i suoi vicini. Tuttavia, ciò non impedisce all’Iran di capitalizzare strategicamente questo suo strumento, per ridimensionare la postura di avversari strategici come gli Stati Uniti e i loro alleati arabi della regione, impedendogli di intraprendere iniziative aggressive che se realizzate innescherebbero certamente un’ineludibile rappresaglia a cui non potrebbero scampare.

Iran missile Sejil
( Missile iraniano Sejil )

L’arsenale missilistico iraniano ha dunque evidenziato la vulnerabilità dei paesi ostili nella regione, che in caso di escalation rischiano l’annichilimento delle principali infrastrutture militari e petrolifere, con tutto quello che ciò comporterebbe per l’andamento dell’economia globale. Allo stato attuale, gli Stati Uniti non possono ovviare a questa vulnerabilità strategica, poiché i mezzi antiaerei a disposizione non bastano a garantire l’incolumità delle proprie forze nella regione, e per giunta quei pochi mezzi, come il sistema antiaereo Patriot, hanno dimostrato performance non sempre all’altezza delle minacce costituite dai missili di derivazione iraniana che già in Israele e Arabia Saudita hanno palesato indirettamente i limiti di tali strumenti. Questa situazione ha precarizzato la presenza strategica americana in Medioriente, a cominciare dall’Iraq dove questa vulnerabilità è più evidente che altrove, al punto da mettere Washington nelle condizioni di ritirarsi dal paese che i suoi militari oggi occupano da assediati, sempre più consapevoli di avere le stesse chance dei loro avversari di non tornare a casa. Situazione che sta costringendo i soldati americani ad abbandonare l’idea di “guerra virtuale” a cui sono stati abituati negli ultimi decenni.