CONOSCIAMO LA TURCHIA (1° Parte)
In questo nuovo focus tratteremo della Turchia, un paese chiave che oggi come ieri gioca un ruolo di primo piano sulla scacchiera mondiale.
LE ORIGINI DELL’IMPERO OTTOMANO
La Turchia è certamente un paese complesso, geograficamente collocato tra Europa e Medioriente, confinante a ovest con Grecia e Bulgaria, e a est con Siria, Iraq, Iran, Armenia, Azerbaijan e Georgia. La consistenza della Turchia deriva anche da una popolazione di 85 milioni di abitanti, di cui ben 14 residenti nella città più emblematica del paese Istanbul, e 5 nella capitale Ankara. Inquadrare il popolo turco non è di certo un’operazione semplice, essendo un popolo composito, che storicamente ha incluso etnie diverse, ma spesso legate dalla comune e prevalente religione islamica, con qualche eccezione locale. Ad ogni modo, la storia della Turchia trae le sue radici lontano dalla penisola anatolica, nel cuore dell’Asia centrale più profonda, risalendo alle origini dell’Impero Gokturk, un aggregato di tribù nomadi turcofone. Realtà che sfaldandosi, ha dato luogo da una diaspora turca i cui flussi hanno privilegiato in maniera sostanziale la regione mediorientale. Tra le tribù turcofone più rilevanti ci sarà quella turkmena selgiuchide. A questo punto, chi comprensibilmente non ha voglia di approfondire, pur approssimativamente, le radici più profonde della Turchia, preferendo partire da un periodo più recente, può onestamente smettere di leggere qui, aspettando i prossimi capitoli di questo focus turco, magari riprendendo il focus curdo, mentre per chi invece intende farsi un’idea anche del passato più remoto di questo enigmatico paese, partiremo dall’anno mille. Ed proprio attorno all’anno mille che i turkmeni selgiuchidi sottrarranno importanti città all’Impero bizantino, facendo della città di Nicea, l’odierna Iznik, la capitale del loro impero anatolico. A partire dal 1300 l’Impero Selgiuchide inizierà a sfaldarsi, perdendo progressivamente il controllo della penisola anatolica, dove prenderanno piede una serie di piccoli emirati autonomi, tra cui spiccherà quello guidato da Osman Ghazi, il fondatore della dinastia ottomana. Sotto la guida di Osman I, quello che più avanti diverrà noto come Impero Ottomano inizierà a proiettarsi con successo verso ovest, superando il confine fisico costituito dai Dardanelli, braccio di mare che separa la penisola anatolica dall’Europa continentale. La scelta di proiettarsi verso ovest permetterà all’emirato di Osman I di sganciarsi dalle logiche conflittuali alimentate dai vari emirati turchi in costante lotta per il controllo della penisola anatolica. La lungimirante strategia dell’emirato ottomano verrà rinforzata da una serie di alleanze locali ben congegnate, come il matrimonio che Osman contrarrà con la figlia dello sceicco Edebali, grazie a cui riuscirà a plasmarsi il ruolo di garante della religione islamica.
Al culmine della proiezione occidentale delle forze del sultano Osman I, gli ottomani conquisteranno la città di Bursa, successivamente resa la prima capitale dell’emirato, che intorno al 1323 passerà al secondogenito Orhan, ritenuto caratterialmente più idoneo a raccogliere la reggenza rispetto al fratello Aladdin, divenuto suo Visir, ovvero il suo principale consigliere politico. E pare che si debba proprio ad Aladdin Ghazi la costituzione della milizia dei giannizzeri, strutturando un sistema di finanziamento che stabilizzerà il nucleo della forza militare ottomana. Sotto la guida di Orhan gli ottomani continueranno a proiettarsi verso ovest, entrando in crescente contrapposizione con l’Impero Bizantino, riuscendo a svincolarsi progressivamente dal controllo delle autorità imperiali selgiuchidi. Grazie al potenziale militare metodicamente organizzato, al culmine di un assedio conclusosi nel 1331, gli ottomani riusciranno ad espugnare la città di Nicea, sottraendola ai bizantini. Le progressioni militari ottomane, tra cui la storica conquista della città di Ankara, verranno seguite da alcuni decenni di pace che Orhan sfrutterà per implementare il modello di stato ideato dal fratello Aladdin, trovando anche il modo di coesistere con i bizantini di Andronico III. Impero bizantino che nel decennio successivo verrà scosso da una guerra civile che si concluderà intorno al 1347, agevolando ulteriormente il consolidamento dell’emirato ottomano nella regione, tanto da indurre l’imperatore Giovanni VI a patrocinare il matrimonio tra sua figlia Teodora e Orhan, confidando di cementare un’alleanza regionale che tuttavia faticherà a realizzarsi. La contrapposizione tra bizantini e ottomani riprenderà così vigore intorno al 1352, quando i turchi ingaggeranno un confronto con i bizantini ed i loro alleati della Repubblica di Venezia. Conflitto in cui gli ottomani troveranno nella Repubblica di Genova degli insoliti alleati strategici.
LE DIFFICOLTA’ OTTOMANE
Senza il primogenito Suleyman, prematuramente scomparso, l’anziano sultano Orhan lascerà il potere al suo secondogenito Murad, insediatosi dopo la sua dipartita, avvenuta nel 1362. Sotto la guida di Murad, gli ottomani allargheranno sia il loro controllo sulla penisola anatolica, che quello sui territori europei, approssimativamente sovrapponibili ai territori dei Balcani meridionali, conquistando la città di Sofia nel 1385. Quattro anni dopo, proprio al culmine della campagna di proiezione balcanica culminata con il trionfo in Kosovo a danno dei serbi, Murad perderà prematuramente la vita lasciando vacante il trono ottomano. La caduta di Murad in Kosovo legherà indelebilmente le sorti di questo territorio a quelle turche, assumendo una connotazione altamente simbolica che resisterà alla prova del tempo. Murad passerà sicuramente alla storia per la sua proiezione strategica occidentale, ma anche per aver completato il processo di transizione che renderà la piccola tribù ottomana un autorevole e potente sultanato con capitale Edirne. In quell’occasione, la successione al trono ottomano verrà risolta favorendo l’insediamento del figlio Bayezid, agevolato dalla cruenta eliminazione del fratello minore Yakub, eliminando ogni possibile rivendicazione avversaria del trono. L’insediamento di Bayezid coinciderà con la subordinazione della Serbia al sultanato ottomano. Forte dei suoi successi europei, Bayezid elaborerà una nuova strategia finalizzata al progressivo assoggettamento dell’intera penisola anatolica.
Strategia inframezzata da nuove iniziative europee, culminate con la conquista del nord della Grecia e della Tracia, fatta eccezione per la città di Costantinopoli, posta sotto assedio dal 1394 al 1402, quando le ostilità verranno congelate da un accordo di tregua resosi necessario dall’invasione dell’Anatolia perpetrato dalle truppe del temibile Impero Timuride, provenienti dalle regioni delle steppe centroasiatiche. La potenza e la ferocia dell’avanzata delle truppe di Timur sarà tale da indurre genovesi e veneziani a supportare gli ottomani, ritenuti avversari insidiosi, ma sicuramente meglio trattabili. La travolgente avanzata di Timur verrà enfatizzata dalla prigionia del sultano Bayezid, conseguente alla sconfitta subita al culmine dell’assedio di Ankara. Pochi mesi dopo la sconfitta, Bayezid perderà la vita, innescando una spietata lotta per la successione tra i suoi quattro figli, legittimati da un vuoto normativo che legittimava le pretese di tutti gli eredi. Lotta dinastica che verrà vinta dal quartogenito Mehmed, fautore di una condotta accondiscendente nei confronti di Timur, organizzando la conquista dell’Albania e della Cilicia armena. Più avanti, Mehmed, agevolato dal ritiro delle forze di Timur in Asia centrale, si ritroverà a respingere l’insidia del fratello Mustafa, che richiedeva la suddivisione dei territori ereditati. Insidia replicata poco dopo dal movimento guidato dallo Sceicco Bereddin, promotore di un una versione sincretica dell’islam, catturato e giustiziato nel 1420. L’anno successivo, conseguentemente alla scomparsa di Mehmed, la guida del sultanato passerà al figlio Murad II.
Tra le prime insidie affrontate da Murad II ci sarà la rivolta scatenata da suo zio Mustafa Celebi, uno dei figli del vecchio sultano Bayezid, sostenuto dai bizantini e da numerosi dignitari turchi. Ma malgrado lo slancio iniziale, culminato con la conquista della città di Edirne, le forze di Mustafa Celebi non riusciranno ad avere la meglio su quelle di Murad II, rinforzate strategicamente dalla marina della Repubblica di Genova. Una volta disarticolata l’insidia dello zio, giustiziato nei pressi della città di Gallipoli, Murad II consumerà la sua vendetta nei confronti dei bizantini, mettendo sotto assedio Costantinopoli. Assedio che Murad II sarà costretto a cessare per risolvere una nuova rivolta capeggiata dal fratello minore Kucuk Mustafa, sostenuto strategicamente sia dai bizantini che da alcuni dignitari turchi a lui ostile. Insidia risolta con relativa facilità, e la cui risoluzione permetterà di allargare ulteriormente i territori anatolici del sultanato ottomano. Murad II si farà fautore di una condotta politicamente contigua alla tradizione islamica, prediligendo la proiezione strategica verso occidente, ingaggiando dei conflitti con la Repubblica di Venezia, con la Serbia e l’Ungheria, riuscendo ad assoggettare nuovi territori balcanici. Iniziative che, sempre facendo leva al ruolo di garante della religione islamica, estenderà anche all’interno della penisola anatolica, riscattando parte dei territori persi da Bayaezid durante l’offensiva di Timur. Nonostante questi successi, nel 1444, Murad II prenderà la decisione di abdicare in favore del figlio Mehmed II, salvo riconsiderarla su pressione dei dignitari giannizzeri, che lo esortavano ad assediare anche l’Albania, senza tuttavia riuscire ad avere la meglio. Il passaggio dei poteri si verificherà qualche anno dopo, alla dipartita di Murad II avvenuta nel 1451, sancendo l’insediamento ufficiale di Mehmed II alla guida del sultanato ottomano.
L’ESPANSIONE OCCIDENTALE OTTOMANA
Sotto la guida di Mehmed II l’Impero Ottomano sarà nelle condizioni di assumere il pieno controllo dello stretto del Bosforo, ridimensionando drasticamente l’influenza delle repubbliche marinare come Venezia. Da questa rinnovata posizione di forza, gli ottomani porranno le basi della strategia che nel 1453 permetterà di porre sotto assedio l’iconica e strategica città di Costantinopoli, fino a quel momento inespugnata. Conseguentemente alla clamorosa conquista di Costantinopoli, resa nuova capitale dell’impero ottomano, Mehmed II arriverà a rivendicare il rango di imperatore romano, senza tuttavia incontrare il riconoscimento sperato, finendo per accontentarsi di integrare i residui dell’impero bizantino a quello che inizierà ad assumere i connotati dell’Impero Ottomano. La vittoria di Costantinopoli rinnoverà lo slancio alla proiezione balcanica degli ottomani, mettendoli nelle condizioni di assediare Belgrado nel 1456. A Mehmed II è legata anche la storia del principe Vlad III di Valacchia (territori riconducibili all’odietna Romania) meglio noto ai posteri come “conte Dracula”, prima imprigionato, e successivamente liberato per contrastare il reggente della Valacchia sostenuti dall’Ungheria. Ma i propositi di Mehmed II verranno delusi poco dopo, ritrovandosi a fare i conti con la feroce campagna militare con cui Vladi riuscirà a respingere le forze ottomane, protagonista di una brutale condotta che gli varrà la nomea, più o meno romanzata, ereditata dal suo personaggio letterario. Si narra che Vlad III meditasse di assassinare personalmente Mehmed II, i cui propositi di vendetta sembreranno vacillare dinnanzi alla feroce condotta militare del suo avversario. La posizione di Vlad III verrà tuttavia indebolita da una congiura di palazzo che ne ridimensionerà il potere, agevolandone l’arresto in Ungheria, proprio mentre gli ottomani riprendevano il controllo della Valacchia, il cui governo verrà affidato ad un sovrano locale a loro compiacente.
Nel 1464, la mobilitazione della flotta veneziana alle porte dei Dardanelli innescherà un conflitto che sembrerà volgere a favore degli ottomani, che l’anno successivo proveranno a chiudere la partita proponendo un accordo di pace che Venezia accetterà suo malgrado solo dopo aver preso atto della preponderanza militare delle truppe ottomane prossime ai propri confini, prendendo atto del deperimento della loro presa sull’Albania. La proiezione strategica ottomana riuscirà a ridimensionare anche i genovesi, assoggettando al proprio controllo indiretto la penisola della Crimea. Durante il suo regno, Mehmed Ali riformerà la struttura dell’impero, patrocinando lo sviluppo di una nuova classe dirigente, più istruita e disciplinata, ma anche più legata da vincoli di subordinazione più stringenti. Tra le ultime iniziative disposte da Mehmed Ali ci sarà l’offensiva che lambirà le coste italiane della Puglia, insidiando la città di Otranto, da dove le truppe del sultano evacueranno solo dopo la dipartita di Mehmed Ali avvenuta nel 1481, La reggenza del trono ottomano passerà al figlio Bayezid II, riuscendo ad arginare l’insidia posta dal fratello Cem, sostenuto strategicamente dai Mamelucchi d’Egitto. Tra i tratti distintivi dell’era Bayezid II ci sarà la politica di porte aperte che porterà a favorire l’immigrazione nell’impero della comunità ebraica espulsa dalla penisola iberica a partire dal 1492, considerandola un’occasione di sviluppo del suo impero.
L’IMPERO SI FA CALIFFATO
Nei primi anni del 1500 Bayezid si ritroverà a gestire la lotta per il potere animata dai due figli Ahmed e Selim. E sebbene Bayazid non avesse ancora manifestato il proposito di abdicare, la sua preferenza andò verso il figlio Ahmed. Lotta da cui alla fine emergerà la figura di Selim, sostenuto dalle alte sfere militari dell’impero che ne avevano saggiato le doti di leadership nella lotta all’impero persiano Safavide, che si rinnoverà negli anni successivi al suo insediamento, avvenuto nel 1512, soprattutto nella regione del Caucaso. La contrapposizione tra turchi e persiani assumerà anche i connotati di una contrapposizione religiosa tra l’islam sunnita professato dai turchi e quello sciita dei safavidi. Una volta ridimensionata l’espansione persiana, gli ottomani riusciranno con successo a proiettarsi in Medioriente, sottraendolo al controllo della dinastia mamelucca d’Egitto. La conquista del Medioriente permetterà al sultano ottomano di rivendicare il ruolo di custode delle città sante islamiche di Mecca e Medina, costringendo l’ultimo califfo abbaside a cedergli il prestigioso titolo che assegnava il ruolo di guida e garante della comunità musulmana globale che sfrutterà per legittimare il dominio ottomano nella regione mediorientale.
Nel 1520, le redini dell’impero ottomano passeranno senza particolari difficoltà al figlio Solimano II, più avanti conosciuto con l’appellativo di “il magnifico”, fautore di una riproposizione della proiezione strategica ottomana verso i territori balcanici, culminata nel 1521 con la conquista di Belgrado e della strategica isola di Rodi, avvenuta l’anno successivo. La proiezione militare ottomana riuscirà a mettere alle corde persino l’Ungheria e l’Austria nel 1532, costringendole a siglare un accordo particolarmente favorevole per la propria postura strategica all’interno del quadrante balcanico. Puntellamento europeo che permetterà all’impero ottomano di ridimensionare ulteriormente la posizione persiana in Medioriente, soprattutto nei territori dell’odierno Iraq, incluse qualche incursione all’interno dei territori persiani. Iniziativa culminata con un accordo di pace che assegnerà agli ottomani buona parte dell’Armenia, della Georgia, del Kurdistan e dell’Iraq. Nel 1538, la proiezione in profondità nella penisola araba permetterà agli ottomani di strutturare una propria presenza in Yemen, insidiando la posizione commerciale nell’Oceano Indiano del Portogallo, riuscendo a mettere piede in Somalia. La marina turca, affidata al noto Barbarossa, insidierà anche il dominio spagnolo nel Mediterraneo, riuscendo addirittura a cooperare strategicamente con i francesi. Proposito accompagnato indirettamente dalle roccaforti pirata situate lungo la costa nordafricana che condizionavano le rotte commerciali del mediterraneo orientale. L’autorevolezza di Solimano II si ripercuoterà anche sul piano normativo interno, facendosi promotore di una codificazione parallela, ma coerente e subordinata, ai principi della sharia islamica. L’eredità di Solimano “il magnifico” passerà nel 1566, non senza turbolenze dinastiche, al figlio Selim II, favorito dall’eliminazione dei fratelli favoriti all’ascesa al trono della “sublime porta”. Tra i propositi iniziali del nuovo sultano ottomano ci sarà l’ambizioso piano di unire il corso del fiume Volga a quello del Don, sfruttandolo come frontiera fisica da contrapporre all’espansione territoriale russa. Proposito che tuttavia si rivelerà proibitivo, costringendo Selim II a trovare un accomodamento pacifico con la Russia dello Zar Ivan IV, meglio noto con l’appellativo di “il terribile”. Anche la rinnovata proiezione occidentale ottomana avrà scarso successo, soprattutto dopo la storica sconfitta rimediata nel corso della storica e determinante battaglia di Lepanto, ingaggiata contro le potenze europee nel 1571. Eccezione farà la conquista di Tunisi, sottratta al controllo spagnolo nel 1572.
Nel 1574, la reggenza ottomana passerà al figlio Murad III che, sebbene favorito dal processo di transizione dei poteri, non esiterà a far eliminare ugualmente i suoi cinque fratelli per blindare la propria posizione di potere. Tra i successi di Murad II ci sarà la campagna con cui riuscirà ad installare in Marocco un sovrano formalmente indipendente, ma sostanzialmente subordinato all’Impero Ottomano. Spartito simile verrà replicato anche in Somalia nel 1585. Successi che incoraggeranno il nuovo sultano ottomano a riprendere la proiezione strategica verso oriente, dove nel 1557 tornerà a confrontarsi con l’Impero persiano safavide, alle prese con una turbolenta transizione dei poteri interni alla dinastia regnante locale, riuscendo a ridimensionarne il potere, sottraendogli intorno al 1590 alcuni territori lungamente contesi. Iniziative militari fortunate, ma che metteranno a dura prova le finanze dell’impero, alle prese con una fortissima inflazione, i cui effetti verranno amplificati dalla crescente insoddisfazione dei leader giannizzeri. Particolarmente favorevoli risulteranno invece le relazioni strutturate con l’Inghilterra, soprattutto in funzione antispagnola, da cui riceverà supporto tecnico per lo sviluppo delle proprie forze di artiglieria. Alla dipartita di Murad II, avvenuta nel 1595, succederà il figlio Mehmed III che, seguendo l’esempio del padre, prenderà la decisione di blindare la propria supremazia, disponendo l’eliminazione preventiva di tutti i suoi 19 fratelli. Nonostante la scarsa predisposizione politica di Mehmed III, prenderà direttamente parte alle ostilità che l’Impero ottomano riaprirà con l’Ungheria nel 1596.
L’IMPERO OTTOMANO PERDE SLANCIO
Nel 1603, il trono ottomano passerà in modo incruento al giovane figlio Ahmed, evitando di uccidere il giovanissimo fratello Mustafa. Ahmed si dimostrerà meno capace di assicurare la posizione internazionale ereditata dal padre, perdendo autorevolezza in Europa e registrando una sonora sconfitta perpetrata dai persiani safavidi, a cui dovette cedere i territori del Caucaso incamerati solo qualche anno prima. La debolezza internazionale ottomana esaspererà le pretese dei leader militari locali, soprattutto nei territori iracheni, di cui tornerà in possesso solo nel 1606. La prematura dipartita di Ahmed, avventura nel 1617, sommata alla giovane età dei suoi eredi diretti, agevolerà il passaggio dei poteri a suo fratello Mustafa, nonostante fosse ritenuto da alcune fonti dell’epoca uno squilibrato inadeguato all’arte di governo. Pregiudiziali che nel 1622 propizieranno il colpo di stato con cui l’élite ottomana lo rimpiazzerà con Osman II, il giovane figlio di Ahmed. Sotto la guida di Osman l’Impero ottomano siglerà un accordo di pace con i safavidi, partecipando direttamente alle ostilità contro la Polonia, contro di cui tuttavia rimedierà una sonora sconfitta, la cui responsabilità verrà affibbiata ai leader giannizzeri, con cui entrerà in aperto contrasto, finendo per essere eliminato dagli stessi al culmine di una rivolta che riporterà al potere lo zio Mustafa, manovrato dal Gran Visir Davud Pasha. Iniziativa non condivisa da tutto l’establishment ottomano, tanto da suscitare una contro rivolta che esigerà la rimozione di Mustafa, e la conseguente sostituzione con l’altro figlio di Ahmed, Murad IV, avvenuta nel 1623. Una volta al potere Murad IV, giustizierà tutti i suoi fratelli, ad eccezione di Ibrahim che verrà confinato per anni. Il nuovo sultano si ritroverà a gestire sia le rinnovate rivolte dei leader militari della penisola anatolica che la riproposizione persiana in Iraq, dove i turchi riusciranno a riprendere il controllo della situazione solo nel 1638, ridefinendo i confini con i rivali dell’Impero Safavide, a cui rimarrà l’Azerbaijan e parte dell’Armenia, delineando l’impostazione generale dei confini degli attuali stati di Iran, Iraq e Turchia.
La dipartita di Murad IV lascerà le redini dell’impero al fratello superstite Ibrahim, che sebbene divenuto sovrano, preferirà godersi i piaceri della vita, delegando gli affari di governo al suo gran visir Kara Mustafa, capace di assicurare un periodo di relativa stabilità. Stabilità che il sultano vanificherà a causa della crescente influenza con cui la sua stretta e stravagante cerchia di potere lo indurrà a disporre l’eliminazione del gran visir, gettando l’impero nel caos, inaugurato ingaggiando una lunga e impegnativa guerra con la Repubblica di Venezia per il controllo dell’isola di Creta. E proprio in conseguenza del blocco navale imposto dalla marina veneziana sull’Egeo, la situazione economica ottomana precipiterà, inducendo l’elite a rimuoverlo dal potere nel 1648, sostituendolo con il giovanissimo figlio Mehmed IV, sebbene avesse appena sei anni. Il potere del sultano verrà naturalmente esercitato in sua vece dal gran visir Koprulu Mehmed, a cui si deve la strategia che permetterà agli ottomani di riguadagnare il controllo dell’Egeo, integrato da una consistente porzione di territori ucraini situati a ovest del fiume Dnepr, mettendo addirittura alle strette la Russia e l’Ungheria. Successi che verranno vanificati a partire dal 1683, quando l’Impero Ottomano inizierà a cedere alla pressione della coalizione polacco-lituana, che li costringerà ad abbandonare prima l’Ungheria, e successivamente da gran parte della regione balcanica. La rotta delle forze ottomane pregiudicherà la posizione di Mehmed IV, rovesciato dall’elite giannizzera nel 1687. La reggenza passerà al fratello Solimano II che, grazie al supporto del gran visir Koprulu Mustafa, riuscirà a recuperare il controllo su Belgrado nel 1690, resistendo alla crescente pressione russa in Crimea. Nel 1695, la reggenza ottomana passerà al fratello Ahmed II, a cui spetterà il difficile compito di gestire il rinnovato scontro strategico con l’Impero Asburgo, delegando la riforma dell’apparato statale al figlio del vecchio gran visir Koprulu Mustafa, grazie a cui riuscirà a limitare i diffusissimi fenomeni corruttivi che zavorravano l’economia del paese. Nel 1695, il potere passerà a Mustafa II, il figlio di Mehmed IV, a cui spetterà il poco esaltante onere di stipulare uno svantaggioso accordo con l’Impero Asburgo, a cui cederà definitivamente il controllo dell’Ungheria. Dinamiche che, sommate ad altre turbolenze interne, porteranno alla sua deposizione nel 1703, seguita dall’insediamento al potere del fratello Ahmed III.
Nel 1710, l’Impero Ottomano ingaggerà un conflitto con l’Impero russo, riuscendo ad assumere il controllo di alcuni territori prossimo al Mare di Azov. L’esito del conflitto con i russi avrebbe potuto essere persino più favorevole agli ottomani se i persiani safavidi non si fossero riproposti ai confini orientali, costringendoli a dirottare risorse per respingerli. Ad ogni modo, il successo ottenuto contro la Russia convincerà gli ottomani a riproporsi nei Balcani, senza tuttavia riuscire ad avere la meglio sul ben piazzato Impero austriaco. Il regno di Ahmed si interromperà nel 1730, conseguentemente ad un colpo di stato organizzato dai giannizzeri, contrariati dalla condotta di un sultano ritenuto fin troppo avvezzo a lussi e cultura, mentre l’economia del paese scontava una congettura poco favorevole. Accantonato dall’elite militare, ad Ahmed III non rimarrà altro che assecondare l’insediamento del nipote Mahmud I, che a partire dal 1735 si ritroverà a fare i conti con la riproposizione russa al di là del fiume Dnepr, seguita dalla ripresa delle ostilità europee sul fronte balcanico, due anni dopo. La dipartita di Mahmud I, avvenuta nel 1754, spianerà l’ascesa al fratellastro Osman III, sostituito soli tre anni dopo dal cugino Mustafa III, il figlio di Ahmed III. Parallelamente all’attenta opera amministrativa, il nuovo sultano ottomano si distinguerà per l’alleanza che stringerà nel 1763 con la Prussia, confidando di aver trovato un alleato con cui poter arginare la crescente influenza della Russia in Europa e nel Caucaso. Durante la sua reggenza, l’esercito ottomano si avvarrà dell’addestramento di consiglieri militari francesi. Ma nonostante la drastica riforma delle forze militari, l’Impero Ottomano non riuscirà ad avere la meglio sulla Russia, finendo per perdere il controllo della Crimea e di buona parte dei territori bulgari e rumeni. La dipartita di Mustafa, avvenuta nel 1774, favorirà l’insediamento del fratello Abdul Hamid, deciso ad insistere sul processo di riforma militare avviato dal predecessore fino al 1787, quando ingaggerà nuovamente la Russia, senza tuttavia riuscire a cambiare l’esito dei confronti precedenti. La sconfitta rimediata contro la Russia coinciderà con la dipartita del sultano, a cui subentrerà Selim III, il figlio di Mustafa III. Anche Selim III insisterà sul processo di modernizzazione delle forze armate, la cui implementazione verrà pregiudicata dalla ritrosia delle élite giannizzere, oltre che dalle insidie strategiche costituite dagli imperi di Austria e Russia, a cui si sommerà l’invasione di Egitto e Siria perpetrata nel 1798 dalla Francia di Napoleone, con cui il sultano raggiungerà comunque un accomodamento strategico in funzione anti-russa e anti-britannica.
CONCLUSIONI
Come abbiamo accennato all’inizio di questo focus, inquadrare la Turchia implica un approfondimento storico profondo, che non può che partire dall’epoca ottomana. Epoca che abbiamo avuto modo di ripercorrere in modo “molto sintetico”, partendo dall’esperienza di Osman Ghazi, il fondatore dell’Impero Ottomano. La sua è la storia del più intraprendente e scaltro dei piccoli emirati che animavano la penisola anatolica del 1300. Qualità che permetteranno alla dinastia ottomana di espandersi progressivamente verso ovest, a discapito dell’Impero Bizantino, aprendosi le porte dei Balcani, dove eserciteranno una plurisecolare influenza. Influenza che riusciranno ad espandere anche sul piano marittimo, sfidando e ridimensionando in più occasioni il dominio mediterraneo delle repubbliche marinare italiane prima e della Spagna dopo. Di certo la data che di più simboleggia l’ascesa ottomana è il 1453, anno in cui riusciranno ad espugnare l’iconica città di Costantinopoli, l’odierna Istanbul. Successi che non impediranno agli ottomani di espandersi verso oriente, ingaggiando uno scontro strategico con i vicini persiani safavidi ed i mamelucchi d’Egitto, contendendosi la regione mediorientale e del Caucaso. Proiezione strategica favorita dal potenziale militare ben organizzato dall’elite giannizzera.
La conquista del Medioriente rappresenterà il punto di svolta della storia dell’Impero Ottomano, permettendogli di imporsi quale garante della religione islamica, di cui i sultani turchi diverranno custodi eredi del califfato musulmano. La potenza ottomana avrà modo di confrontarsi anche con l’Impero Russo, contendendosi il controllo delle regioni riconducibili all’odierna Ucraina meridionale. Quadro strategico che, oltre a tutti i suoi retaggi storici e culturali, permette di comprendere le radici del pensiero strategico dell’odierna Turchia, particolarmente sensibile alla sua pesantissima eredità. La storia della Turchia permette di comprendere un paese che, per storia, ha un’idea del proprio posto nel mondo aperta e non vincolata ad un singolo quadrante strategico, come spesso capita. E proprio la vastità dell’orizzonte turco sarà alla base del collasso dell’impero ottomano, la cui élite non riuscirà a tenere a bada realtà certamente simili, ma allo stesso tempo così diverse tra loro. Di queste dinamiche avremo modo di trattare nella seconda parte di questo focus, che chi vorrà troverà utile comparare con la “parte turca” di quello precedentemente elaborato per comprendere la realtà curda.