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CONOSCIAMO LA TURCHIA (2° Parte)

L’IMPERO OTTOMANO SI SFILA DALLA COALIZIONE NAPOLEONICA

La reggenza di Selim III, messo alle strette dall’elite militare ostile alle sue riforme, si concluderà bruscamente nel 1808, quando verrà rovesciato conseguentemente ad una congiura giannizzera, culminata con l’ascesa del cugino Mustafa IV, il figlio di Abdul Hamid. Il colpo di stato attuato dai giannizzeri prenderà a pretesto l’apertura del sultano alla riforma delle forze armate di ispirazione occidentale, percepita come una seria minaccia alla loro tradizionale influenza politica sulle decisioni di governo. Ma malgrado il golpe militare, l’instabilità continuerà a destabilizzare l’Impero Ottomano, soprattutto dopo la decisione di una fazione di militari di sostenere il ripristino sul trono di Selim III, che tuttavia verrà catturato e giustiziato. Alla faida riuscirà a scampare il cugino superstite di Selim III, Mahmud che, grazie alla strategia del suo Visir, Mustafa Bayrakdar, riuscirà a ribaltare la situazione, eliminando il sultano Mustafa IV. Successivamente all’insediamento al potere di Mahmud II, l’Impero Ottomano si ritroverà alle prese con la crescente pressione russa ai confini. Ma per quanto insidiosa fosse la Russia, il sultano ottomano deciderà di non entrare in conflitto con i russi, rigettando l’invito di Napoleone ad unirsi alla sua campagna di Russia. In quell’occasione, nel 1812, gli ottomani preferiranno trovare un accordo di coesistenza con la Russia, concordando la cessione della propria sfera d’influenza sui territori della Bessarabia ai russi, i territori approssimativamente riconducibili all’odierna Moldavia, in cambio di alcuni territori nell’area del Caucaso occidentale. L’accordo con i russi permetterà agli ottomani di concentrare le proprie risorse nella penisola araba, ripristinando il proprio controllo sulle città sante di Mecca e Medina, precedentemente precluse su iniziativa degli emiri della locale dinastia saudita.

L’EUROPA ACCELERA IL DISGREGAMENTO OTTOMANO

Qualche anno dopo, nel 1821, i nazionalisti greci prenderanno l’iniziativa, ribellandosi al controllo ottomano. A causa della loro pessima situazione strategica, soprattutto per quanto concerne le situazione alle frontiere con la Russia, l’Impero Ottomano faticherà ad arginare i rivoltosi, delegandone la gestione alle milizie albanesi. Successivamente, la causa nazionalista greca verrà agevolata dal prestito elargito da un facoltoso gruppo di banchieri britannici. Sempre all’inizio del 1825, dopo essere stati invitati dalle autorità ottomane, le truppe egiziane comandate da Ibrahim Pasha prenderanno d’assalto i territori greci, spiazzandone le difese ed assediando Atene, ottenendo in cambio il controllo delle isole di Cipro e Creta. I greci si trincereranno sulle aree montane, affidandosi al coordinamento di ufficiali britannici a partire dal 1827, a cui seguirà lo sganciamento della Francia dall’Egitto, adeguandosi alla crescente simpatia ellenica tra le opinioni pubbliche europee. Sviluppo culminato nell’accordo con cui Francia, Regno Unito e Russia costringeranno con la forza sia gli egiziani che i turchi a ritirarsi dalla Grecia, permettendo a nazionalisti ellenici di dilagare, incamerando molti dei territori precedentemente controllati dall’Impero Ottomano. Sulla base di questi presupposti, nel 1828, le potenze europee garantiranno la nascita di uno stato greco autonomo, proponendo agli ottomani una soluzione di compromesso che gli assegnava il diritto di ratifica del sovrano greco. Proposta che Mahmud II rigetterà in un primo momento, salvo accettare l’anno successivo sotto pressione russa. Sviluppo che nella sostanza porterà all’istituzione di uno stato greco indipendente, la cui sovranità verrà garantita da Francia, Regno Unito e Russia.

L’IMPERO OTTOMANO ABBOZZA UN’INTESA CON LA RUSSIA

L’indebolimento turco conseguente all’insurrezione nazionalista greca convincerà i francesi a pressare i territori nordafricani controllati dall’Impero Ottomano, mettendo sotto embargo i territori algerini. Pressione strategica che metterà la Francia nelle condizioni di rilanciare la propria intesa con l’Egitto, concordando la spartizione delle reciproche sfere di influenza nella regione nordafricana a scapito degli ottomani. Sarà così che nel 1830 i francesi invaderanno e saccheggeranno l’Algeria, conquistandola nel giro di poche settimane. Convinti dal successo dell’iniziativa francese, nel 1831 gli egiziani guidati da Muhammad Ali decideranno di sfruttare la debolezza ottomana per strappare dal loro controllo i territori siriani, riuscendo addirittura a dilagare in parte della penisola anatolica. Dinnanzi a questo tracollo, agli ottomani non rimarrà che chiedere supporto alla Russia, permettendole di dispiegare un proprio contingente sul Bosforo a difesa della città di Istanbul (Costantinopoli). Sviluppo che inevitabilmente indurrà Francia e Regno Unito a sostenere strategicamente gli egiziani, convinti a stipulare due anni dopo l’inizio della crisi un trattato che gli riconosceva il controllo dei territori siriani, pur lasciando l’Egitto nella condizione di paese formalmente satellite dell’Impero Ottomano. La strategia filo-egiziana anglo-francese, metterà alle strette l’Impero Ottomano, costringendolo a stringere un’alleanza con l’Impero Russo, siglando un trattato in cui veniva esplicitata una clausola segreta che permetteva alla Russia di chiedere ai turchi la chiusura dei Dardanelli alle navi militari straniere considerate ostili. Trattato che secondo i britannici contraddiceva quello precedentemente firmato nel 1809, che consentiva alla marina britannica il diritto di accesso al Mar Nero in tempo di guerra, in quanto alleata dell’Impero Ottomano. La situazione aprirà un contenzioso diplomatico che complicherà ulteriormente la situazione dell’Impero Ottomano, la cui debolezza era controbilanciata dalla strategicità del vasto territorio che controllava sempre più a fatica, e che le grandi potenze si contendevano a loro volta.

LA SFIDA EGIZIANA INDEBOLISCE L’IMPERO OTTOMANO

Nel 1838, la debole intesa tra ottomani ed egiziani vacillerà nuovamente, innescando un nuovo conflitto, dominato, ancora una volta, dai secondi. Durante questa crisi interverrà la dipartita di Mahmud II, al cui trono succederà il giovane figlio Abdulmejid, cresciuto sotto l’istruzione di precettori europei, tanto da parlare correntemente la lingua francese. Il giovane sultano si ritroverà a gestire la precaria situazione strategica delle forze ottomane, messe alle strette dagli egiziani guidati da Muhammad Ali. Posizione precarizzata ulteriormente dalla resa e conseguente diserzione della marina ottomana, passata dalla parte egiziana. Il tracollo ottomano verrà sventato solo dall’intervento delle potenze europee, patrocinando la stipula della Convenzione di Londra del 1840, in cui gli ottomani riconosceranno alla discendenza di Muhammad Ali il controllo dei territori di Acri, Egitto e Sudan, governati autonomamente, ma formalmente subordinati all’Impero Ottomano. Compromesso diplomatico che per quanto positivo, Muhammad Ali proverà ad eludere, intravedendo la possibilità di affrancarsi definitivamente dal controllo ottomano, incamerando i territori della regione del levante. Proposito a cui gli egiziani rinunceranno dinnanzi alle pressioni europee, non ancora pronte al collasso dell’Impero Ottomano, ritirandosi dalla Siria e dall’isola di Creta. Nello specifico le potenze europee con in testa il Regno Unito, supporteranno la sottoscrizione della Convenzione di Londra per includere una clausola che precluderà il transito dello stretto a tutte le navi militari non ottomane in tempo di pace, fatta eccezione per le navi alleati dell’Impero Ottomano. Clausola che andrà incontro alle esigenze strategiche britanniche e contro quelle russe, permettendo alle navi britanniche l’accesso al Mar Nero in caso di conflitto tra Russia e Impero Ottomano. Conseguentemente a questi sviluppi, il sultano ottomano asseconderà le rivendicazioni francesi sui territori palestinesi, ridimensionando le pretese russe a tutela della comunità ortodossa locale, permettendo addirittura alla marina francese di entrare nel Mar Nero nonostante il trattato precedentemente stipulato lo consentisse solo in concomitanza di un conflitto.

LA GUERRA DI CRIMEA SUBORDINA L’IMPERO OTTOMANO ALL’EUROPA

Nell’estate del 1853, la Russia presserà sui territori di Moldavia e Valacchia, controllati dall’Impero Ottomano, costringendolo a riconoscergli il ruolo di garante della comunità ortodossa locale. La disputa sembrerà trovare una soluzione diplomatica che, tuttavia, per tutta una serie di veti contrapposti, agevolerà l’innesco di una crisi che degenererà in un vero e proprio conflitto su larga scala. La situazione precipiterà nel mese di novembre, quando la marina russa, al culmine dell’imposizione di un blocco navale contro la marina ottomana ancorata nel porto di Sinop, deciderà di affondarla. L’iniziativa russa irriterà Francia e Regno Unito, che dopo aver intimato ai russi il ritiro da Moldavia e Valacchia, entreranno in guerra contro la Russia, incontrando il determinante supporto non belligerante dell’Austria. Nell’estate del 1854, dinnanzi a questo squilibrio di forze, i russi cesseranno l’occupazione di Moldavia e Valacchia, confidando di poter giungere ad una soluzione diplomatica della crisi che, tuttavia, perdurerà per volontà di Londra e Parigi. Regno Unito e Francia, infatti, sfrutteranno la debolezza strategica della Russia per imporre una soluzione che, oltre al ritiro dei territori precedentemente occupati, rimodulassero la Convenzione sullo stretto del 1841, imponessero l’apertura del corso del fiume Danubio alle rotte commerciali e la rinuncia alla pretesa di garantire le comunità ortodosse residenti all’interno dell’Impero Ottomano. Richieste che i russi rigetteranno, innescando il conflitto meglio noto come “guerra di Crimea”, teatro dove i britannici e i francesi sbarcheranno nel settembre del 1854, cogliendo di sorpresa le difese russe. I fermenti di questo conflitto indurranno i greci ad insorgere nella regione dell’Epiro e a Creta, finendo, tuttavia, per essere debellati dagli ottomani, agevolati dagli alleati anglo-francesi, ostili alla sintonia strategica tra Grecia e Russia. Al culmine di un lungo e inconcludente conflitto, tutte le parti concorderanno nel trovare una soluzione diplomatica che sottoscriveranno in occasione del Congresso di Parigi del febbraio 1856. Trattato in cui l’Impero Ottomano recupererà i territori di Valacchia e Moldavia, indebolendo la posizione russa nel Mar Nero. La fine delle ostilità permetterà al sultano ottomano di riprendere il processo di riforma avviato dal padre, ristrutturando l’architettura giuridica e burocratica del paese sul modello francese, provando a sincronizzare l’Impero Ottomano agli standard europei. Riforme dettate in particolar modo dal grado di esposizione finanziaria ottomano nei confronti dei paesi occidentali. Il massiccio indebitamento contratto con alcuni importanti istituti bancari, come quelli riconducibili alla famiglia Rothschild, sommato alla crescente influenza occidentale, degraderanno l’autorevolezza del sultano, alienandogli il sostegno di parte dell’establishment ottomano. Finanziamenti che l’Impero Ottomano destinerà anche nel rafforzamento della marina militare.

IL CORSO RIFORMISTA DEGRADA L’IMPERO OTTOMANO

La situazione verrà complicata dalle tensioni all’interno dei territori libanesi, dove l’Impero Ottomano si vedrà costretto a riconoscere il ruolo di garanzia a Francia e Regno Unito. Le tensioni interne alla corte ottomana si risolveranno nel 1861, conseguentemente alla prematura dipartita di Abdulmejid, succeduto dal fratellastro Abdulaziz. Ma al netto delle aspettative, la politica ottomana non si allontanerà dal solco filo-occidentale impostato dal precedente sultano. In questo contesto, l’Impero Ottomano si vedrà costretto a concedere un certo grado di autonomia all’isola di Creta, accogliendo le aspirazioni di chi perorava l’integrazione con la Grecia. Parallelamente a queste dinamiche, un piccolo gruppo di intellettuali ottomani getterà le fondamenta del movimento riformista dei “giovani ottomani”, convinti che il processo delle riforme “Tanzimat” dovesse culminare nella parlamentarizzazione costituzionale dell’Impero Ottomano, sostenendo l’avvio di un corso autoctono meno contiguo all’esperienza europea e vicino alla loro tradizione storica e religiosa. Richieste che costeranno l’esilio in Francia a molti dei membri dell’organizzazione, che continuerà ad operare clandestinamente facendo circolare contenuti critici elaborati in Europa.

Le riforme avvicineranno ulteriormente il sistema ottomano alla realtà europea, mentre le casse dell’impero affondavano, portando al default del debito pubblico nel 1875, qualche anno dopo l’inaugurazione del canale di Suez in Egitto. A queste difficoltà si aggiungeranno le conseguenze di una serie di pessime annate agricole che degraderanno ulteriormente la situazione socio-economica del paese. Per far fronte alla pessima situazione economica, l’Impero Ottomano incrementerà la pressione fiscale sui territori balcanici, dove la situazione socio-economica innescherà una serie di proteste che riproporranno la questione relativa alla pretesa russa di garantire le popolazioni slave dei Balcani, dall’Albania alla Bosnia Erzegovina, passando per la Bulgaria. I fermenti che attraversavano l’impero convinceranno l’establishment ottomano a reagire organizzando un colpo di stato, ideato dal capo dei giovani ottomani, l’ex governatore ottomano di Baghdad Ahmed Sefik Miidhat Pasha, che nel maggio del 1876 porterà alla rimozione del sultano Abdulaziz, di cui fu Gran Visir per un brevissimo periodo nel 1872, sostituendolo con il nipote Murad V, personalità ben vista in Europa, e la cui appartenenza alla massoneria locale risaliva al 1872. Ma malgrado le premesse, le aperture ad una riforma costituzionale dell’Impero Ottomano verranno congelate dal nuovo sultano, che in quel frangente preferirà temporeggiare per consolidare la propria base di potere. Approccio che verrà, tuttavia, scardinato dopo appena tre mesi di reggenza, quando verrà estromesso perché non ritenuto in grado di governare lucidamente, finendo per essere sostituito dal suo fratellastro minore Abdul Hamid II. Nel 1876, sotto il nuovo sultanato, il movimento dei “Giovani Ottomani” riuscirà a far adottare la prima costituzione dell’Impero Ottomano. L’anno seguente si terranno le prime elezioni che, tuttavia, il sultano chiederà di ripetere facendo leva sulle crescenti turbolenze con la Russia. Tuttavia, anche le elezioni del 1878 avranno lo stesso esito vano, portando alla conclusione dei lavori parlamentari pochi giorni dopo il loro inizio. Malgrado le aspettative riformiste del movimento dei “Giovani Ottomani”, anche il nuovo sultano opterà per il rafforzamento dei suoi poteri, congelando la costituzione, e con essa le prerogative delle istituzioni parlamentari.

L’IMPERO OTTOMANO PERDE IL CONTROLLO DEI BALCANI

Nell’estate del 1876, le tensioni balcaniche innescheranno un nuovo conflitto che vedrà la Serbia e il Montenegro, sostenute indirettamente dalla Russia, attaccare l’Impero Ottomano. Iniziativa militare sostenuta tacitamente dalla Russia e dall’Austria, con la prima interessata a ripristinare il controllo sulla Bessarabia e la seconda ad annettere la Bosnia Erzegovina, concordando sulla creazione di uno stato bulgaro indipendente, o quantomeno autonomo. Sotto la minaccia di un coinvolgimento russo, l’Impero Ottomano si vedrà costretto ad accettare suo malgrado i dettami derivanti dalla conferenza che le principali potenze europee terranno a Costantinopoli, in cui si insisterà sull’autonomia bulgara. Termini che, tuttavia, verranno successivamente rigettati dagli ottomani, che dinnanzi alla prospettiva di venire esclusi dal continente europeo, decideranno di ingaggiare un confronto militare con la Russia, che nell’aprile del 1877 attaccherà l’Impero Ottomano, godendo della neutralità austriaca e del permesso di transito della Romania. Il conflitto tra Russia e Impero Ottomano destabilizzerà anche la regione del Caucaso, dove i russi godranno del supporto armeno, riuscendo a conquistare la strategica città fortificata di Erzurum, poi restituita al termine delle ostilità. L’avanzata russa permetterà così di strutturare il nucleo del futuro stato bulgaro. Avanzata russa che verrà bloccata all’inizio del 1878 dal dispiegamento della marina militare britannica a tutela della precarissima stabilità dell’Impero Ottomano. Questo episodio porrà fine al conflitto, portando alla stipula di un accordo che costringerà gli ottomani a riconoscere l’autonomia alla Bulgaria, e l’indipendenza a Romania, Serbia e Montenegro, deludendo, tuttavia, le ambizioni indipendentiste armene.

L’INDEBOLIMENTO DEL SULTANATO OTTOMANO

Nel 1878 si verificherà il fallimentare tentativo di liberare l’ex sultano Murad V. L’indebolimento ottomano metterà i britannici nelle condizioni di consolidare la propria influenza sul Sudan e soprattutto sull’Egitto, la cui rilevanza era cresciuta sensibilmente dopo l’inaugurazione del canale di Suez. Influenza occidentale che si rifletterà ancora una volta anche sul piano finanziario, incrementando il grado di esposizione dell’Impero Ottomano verso le banche principali banche europee. I legami tra l’Impero Ottomano e l’Europa verranno concretizzati anche a livello infrastrutturale grazie ad opere come il collegamento ferroviario garantito dall’Orient Express, che dal 1883 inizierà a collegare stabilmente Vienna a Costantinopoli. Sempre nello stesso periodo, i fermenti irredentisti armeni metteranno ulteriormente sotto pressione il governo ottomano, inducendolo a reagire aizzando alcune bande criminali curde contro la popolazione armena, provocando centinaia di migliaia di vittime.

Nel 1897, l’indebolimento ottomano metterà la Grecia nelle condizioni di sottrargli il controllo dell’isola di Creta, innescando un conflitto che le potenze europee congeleranno in maniera favorevole ad Atene. Nel 1905, il sultano Abdul Hamid riuscirà a scampare fortunosamente ad un attentato di matrice armena. La questione armena contribuirà notevolmente nell’allontanare l’Impero Ottomano da Francia e Regno Unito, inducendo il sultano a stringere le relazioni con la Germania. Dinamiche che si svilupperanno mentre l’opposizione ottomana si riorganizzava in Francia, convergendo in buona sostanza all’interno del Comitato di Unione e Progresso (PUC). Sotto l’influenza del PUC, nell’estate del 1908, un’armata dell’esercito ottomano si ribellerà al sultano, costringendolo a scongelare la costituzione e a indire nuove elezioni. Processo che si svilupperà malgrado il fallimentare tentativo di controrivoluzione organizzato nel marzo del 1909 dagli ambienti conservatori e islamisti, intimoriti dall’ascesa delle correnti liberali filo-occidentali. Iniziativa che porterà alla sostituzione di Abdul Hamid con Mehmed V, il figlio di Abdulmejid I.

CONCLUSIONI

I fermenti che all’inizio del 1800 attraverseranno l’Impero Ottomano deriveranno dalle riforme filo-occidentali che indeboliranno il rilievo politico dei circoli militari giannizzeri sulle decisioni del sultano. La destabilizzazione del sistema di potere ottomano indurrà il sultano Mahmud II a tenere un approccio conservativo, mantenendosi estraneo al conflitto tra la Francia napoleonica e la Russia. Strategia che permetterà agli ottomani di riprendere il pieno controllo dei territori arabi più profondi, arginando l’attivismo della dinastia saudita. Fermenti secessionisti che si riproporranno un po’ in tutto l’impero, dall’Egitto alla Grecia, le cui prerogative autonomiste verranno agevolate dalle strategie di proiezione strategica delle grandi potenze europee. Infatti, malgrado le aperture filo-occidentali dei vari sultani, l’integrità territoriale dell’Impero Ottomano verrà erosa proprio dai suoi vicini europei, preoccupati di non fare implodere repentinamente un paese il cui collasso avrebbe inevitabilmente favorito la Russia. E sarà proprio per arginare questo processo di progressiva erosione che Mahmud II si vedrà costretto a stringere una scomoda alleanza con gli avversari russi, a cui concederà una disciplina strategicamente favorevole per la navigazione all’interno del Mar Nero, precludendone l’accesso alle potenze europee in caso di conflitto. Situazione che, tuttavia, verrà ribaltata dopo l’insediamento di Abdulmejid, sfruttando la proiezione egiziana per costringere l’Impero Ottomano a riconsiderare i rapporti privilegiati precedentemente siglati dal padre con la Russia, rimodulando la disciplina di accesso al Mar Nero. Sviluppi che indurranno la Russia ad inasprire le relazioni con l’Impero Ottomano, prendendo a pretesto la sempre più complicata situazione nei Balcani, teatro di una serie di conflitti che culmineranno con il ritiro ottomano dalla gran parte dei suoi territori europei. Ritiro che si consumerà parallelamente ai fermenti politici interni collaterali all’introduzione della prima costituzione ottomana, sintonizzando il paese sulle frequenze dei paesi europei dove le organizzazioni riformiste avevano trovato supporto finanziario e politico, accreditandosi come referenti di un impero decadente e indebitatissimo.