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CONOSCIAMO LA COREA (3°Parte)

Il dualismo tra Corea del Nord e Corea del Sud al tramonto del 20° Secolo

IL GOLPE DEI SERVIZI SEGRETI DELL’HANAHOE

Dopo aver illustrato la guerra di liberazione coreana dall’occupazione coloniale giapponese, ed analizzato le dinamiche geopolitiche alla base della separazione politica della Corea, adesso proviamo ad analizzare lo sviluppo del dualismo tra le due Coree, considerandolo nella cornice della guerra fredda.  

Nel 1979, successivamente all’assassinio del presidente Park Chung-Hee per mano dei servizi segreti sudcoreani, la presidenza passò provvisoriamente al primo ministro Choy Kyu-Hah, il cui governo venne tuttavia prontamente rovesciato da un nuovo colpo di stato militare. Gli ufficiali golpisti facevano parte della Hanahoe, un’associazione occulta che riuniva l’élite militare sudcoreana, riconducibile alla leadership del capo dei servizi segreti Chun Doo-Hwan. La nuova giunta golpista approfittò dell’instabilità interna per potenziare la legge marziale, contrastando ancora più fermamente le attività sovversive contigue agli interessi della Corea del Nord. Ben presto la nuova deriva autoritaria suscitò l’opposizione degli studenti universitari, decisi a contestare la legittimità del governo golpista instaurato dai militari, che a loro volta reagirono mettendo in quarantena le università, considerate centrali di propaganda nordcoreane da epurare con ogni mezzo, compresa la deportazione dei professori solidali ai manifestanti anti-regime, particolarmente attivi nelle province meridionali del paese, storico bastione della resistenza anti-giapponese.

Chun doo hwan corea del sud
( Chun Doo-Hwan )

Nella primavera del 1980, la mole delle proteste popolari convinse i militari a disperdere i manifestanti dispiegando l’esercito, protagonista di vere e proprie stragi di civili, a cui seguirono ondate di arresti, che coinvolsero tutti i leader dell’opposizione, tra cui Kim Young-Sam e Kim Dae-Jung. Dopo un periodo di detenzione i militari cedettero alle pressioni internazionali concedendo gli arresti domiciliari a Kim Young-Sam, e l’esilio negli USA di Kim Dae-Jung, dove insegnerà nella prestigiosa Università di Harvard. La rivolta popolare sudcoreana venne così placata, anche se a costo di esasperare il crescente sentimento anti-americano, nelle province meridionali della Corea del Sud, dove l’intervento dei militari venne percepito come un ingerenza straniera mascherata.

Successivamente alle proteste popolari, il generale Chun Doo-Hwan riuscì ad imporsi come presidente della Corea del Sud, organizzando l’ennesima elezione farsa, dominata dalla sua formazione politica fittizia, divenuta egemone dopo la messa al bando di tutti i partiti d’opposizione. Il nuovo regime sudcoreano, al netto dei suoi protagonisti, confermava in toto la linea politica autoritaria uscita dal dopoguerra. Il nuovo governo tentò addirittura l’avvio di un programma nucleare, successivamente abbandonato in seguito a pressioni americane. Una volta consolidata la propria base di potere, il presidente Chun Doo-Hwan si concentrò sullo sviluppo economico del paese, favorendo la nascita delle prime industrie automobilistiche ed elettroniche, agevolando l’afflusso di capitali stranieri.

IL CONSOLIDAMENTO DEL POTENZIALE DELLA COREA DEL NORD

Mentre la situazione politica sudcoreana soffriva un periodo di forte instabilità politica, in Corea del Nord, il regime comunista guidato da Kim il-Sung si consolidava, ponendo le basi per lo sviluppo di un programma nucleare patrocinato dall’URSS, da cui venne travasata la tecnologia implementata nella costruzione del primo reattore nucleare di Yongbyon, destinato inizialmente ad uso civile e scientifico. Il Partito dei Lavoratori Coreano (PLC) promosse l’avvio del programma nucleare per sopperire all’endemica carenza di risorse energetiche del paese da destinare allo sviluppo dell’apparato industriale nazionale, decisamente più esteso di quello presente in Corea del Sud. L’impostazione economica dei due paesi fu determinata durante l’amministrazione coloniale giapponese, intenzionata ad industrializzare il la montuosa regione della Corea del Nord, ricca di risorse minerarie carbonifere, indirizzando la Corea del Sud verso un economia di tipo agricolo.

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( Kim il-Sung e Kim Jong-il )

Negli anni ottanta, in occasione del 6° congresso del PLC, Kim il-Sung designerà come suo successore il figlio primogenito Kim Jong-il, laureato in economia, dotato di una personalità poliedrica che coniugava passioni come l’ingegneria e la filosofia. Il consolidamento della leadership di Kim il-Sung agevolò lo sviluppo dell’ideologia Juche, con cui si renderà la Corea del Nord una nazione socialista autarchica, capace di macinare ritmi di crescita annui dell’ordine del 10%, nonostante rimanesse risolutamente ostile alle logiche dell’economia di mercato a cui la Cina stava progressivamente aprendosi. Sul piano ideologico il regime nordcoreano cominciò a svincolarsi dalla dottrina marxista ortodossa, prediligendo una via socialista autoctona tracciata da Kim il-Sung, decisamente distante dagli standard comunisti sino-sovietici. Del resto, i retaggi coloniali imperialistici continuavano a condizionare i rapporti che i coreani intrattenevano con gli altri paesi, compresi quelli amici, con cui manteneva relazioni diffidenti e poco profonde.

LE DUE COREE E GLI EQUILIBRI DELLA GUERRA FREDDA

Sul piano internazionale il governo di Pyongyang mantenne una posizione equidistante intermedia alla contrapposizione sino-sovietica, preferendo integrarsi al Movimento dei Paesi Non Allineati. Ad ogni modo i rapporti con l’Unione Sovietica rimarranno più stabili di quelli intrattenuti con la Cina, già messi alla prova dalla guerra del 1950, e deterioratisi ulteriormente nel periodo della Rivoluzione Culturale, per poi riprendersi qualche anno dopo, con uno slancio tale da permettere la stipula di un Trattato di Mutua Assistenza economico-militare, tutt’oggi valido. L’imprevedibilità di Kim il-Sung continuò ad essere mal tollerata sia dai cinesi che dai sovietici, che concepivano il regime nordcoreano come un indispensabile ma scomodo alleato regionale, indispensabile nel confronto geopolitico con gli USA. Cina e URSS non riuscirono a rovesciare la scaltra leadership di Kim, abile nell’epurare progressivamente tutti i possibili avversari all’interno del PLC, soprattutto quelli interni al circolo degli ufficiali.

Nel 1982 i due regimi coreani tentarono di negoziare un nuovo iter di reintegrazione che garantisse la coesistenza dei due sistemi politici all’interno di un unico stato federale, su cui incombeva la determinate opposizione americana. Il rapporto tra le due coree continuò ad essere dominato dalla Corea del Nord, politicamente più stabile e dotata di un economia collettivistica, ma efficace. Dopo una prima fase interlocutoria, nel 1983 i negoziati inter-coreani andarono in stallo, per poi saltare conseguentemente al controverso attentato dinamitardo che colpì la delegazione governativa sudcoreana in visita in Birmania, a cui il Presidente Chun Doo-Hwan scampò per un caso fortuito. L’attentato venne ricondotto ad una regia nordcoreana, nonostante Kim il-Sung si proclamasse estraneo ad una manovra finalizzata a sabotare i negoziati di reintegrazione, simile a quella che portò all’assassinio del precedente presidente sudcoreano Park Chung-Hee. La brusca interruzione dei negoziati, non impedì alla Corea del Nord di inoltrare 12 milioni di dollari di aiuti alla Corea del Sud, devastata dalla devastante inondazione del 1984.

LA PROGRESSIVA LIBERALIZZAZIONE DELLA COREA DEL SUD

Dalla seconda metà degli anni ottanta l’economia nordcoreana, essenzialmente basata sull’industria pesante e sull’esportazione di minerali, cominciò a rallentare, cedendo il passo a quella sudcoreana, indirizzata verso un programma di industrializzazione tecnologica, incentrata sull’elettronica e la produzione di beni di consumo. Nel 1987, la giunta militare guidata dal generale Chun Don-Hwan cede alle pressioni dell’opposizione e consente le prime libere elezioni del paese, favorendo tuttavia la candidatura di Roh Tae-Woo, un ufficiale fedele alla sua cerchia di potere del Hanahoe. L’Opposizione sudcoreana per quanto favorita, finì comunque per perdere le elezioni a causa del dualismo sorto tra i due leader dell’opposizione, Kim Dae-Jung e Kim Young-Sam, disputa che agevolò inevitabilmente l’elezione di Roh Tae-Woo, il delfino del presidente uscente.

Corea del Sud Roh tae woo
( Roh Tae-Woo )

L’elezione di Roh Tae-Woo sembrò chiudere la stagione autoritaria, permettendo l’avvio di un moderato percorso riformista, da sviluppare parallelamente al consolidamento del proficuo corso economico avviato precedentemente, facendo leva sull’onda mediatica delle Olimpiadi del 1988, accaparrate dal vecchio presidente Chung Doo-Hwang. Il successo delle politiche economiche del presidente Roh Tae-Woo agevolò l’allargamento della coalizione di governo, permettendo l’ingresso delle formazioni di opposizione guidate dai suoi vecchi antagonisti Kim Young-Sam e Kim Jong-Pil, con cui fonderà il Partito Democratico Liberale. La stabilizzazione del clima politico interno, permise al governo di Seul di allacciare progressivamente relazioni via via più solide con i paesi del blocco socialista, emulando i successi dell’Ostpolitik che la Germania federale stava perseguendo con i paesi dell’Europa orientale. Il successo della nuova politica estera sudcoreana venne agevolato dalle Olimpiadi che nel 1988 si tennero a Seul, a cui parteciparono molti paesi comunisti, compresa la Corea del Nord, con cui si tentò di riavviare il dialogo.

IL DECLINO DELLA COREA DEL NORD

Con il crollo dell’URSS, la Corea del Nord si ritrovò privata di uno dei suoi sponsor principali, da cui tradizionalmente ricavava ingenti forniture militari a prezzo di favore. La catastrofica fine della patria del “socialismo reale”, venne comunque cavalcata da Kim il-Sung, permettendogli di vantare la solidità dell’ideologia Juche in Corea del Nord. Tuttavia, al netto della propaganda l’economia nordcoreana senza il tradizionale sostegno sovietico si ritrovò a gestire un imprevista crisi agricola, degenerata nel giro di qualche mese in una vera e propria carestia, che costrinse Pyongyang a rompere la tradizionale politica isolazionista, chiedendo supporto alla comunità internazionale.

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( Kim il-Sung e Kim Jong-il )

La richiesta di soccorso nordcoreana venne colta al balzo degli Stati Uniti, che ne approfittarono per subordinare l’erogazione di aiuti economici allo smantellamento del programma nucleare. Anche il Giappone si mobilitò, tentando la normalizzazione delle difficili relazioni bilaterali con la Corea del Nord, inoltrando formali scuse per i trascorsi coloniali, anche se dinnanzi alle richieste di risarcimento avanzate dal governo di Pyongyang, i giapponesi preferirono subordinare la discussione dell’annosa controversia alla risoluzione della contesa con la Corea del Sud. Nel 1994, l’apertura della Corea del Nord venne rallentata dalla dipartita di Kim il-Sung, il cui corpo imbalsamato venne posto nel Palazzo del Sole, la sua residenza nel centro di Pyongyang, riconvertita a mausoleo per volontà del figlio Kim Jong-il, divenuto ufficialmente il nuovo leader del regime nordcoreano.

L’ASCESA POLITICA DI KIM JONG-IL

La fine dell’era di Kim il-Sung, sommata al crollo dell’Unione Sovietica, venne accolta con particolare favore dal Presidente americano Clinton, convinto che il regime comunista non avrebbe retto a lungo ai nuovi equilibri politici interni ed esterni. Tuttavia, le previsioni americane vennero smentite dalle sottostimate capacità del neo-presidente Kim Jong-il, già ben integrato al sistema di potere nordcoreano, a cui aveva preso le misure da almeno venti anni, assimilando nell’ombra il controllo del PLC. Infatti, il passaggio di poteri risultò una mera formalità suggellata con la formalizzazione della sua nomina a Segretario Generale del Partito dei Lavoratori Coreani (PLC), a cui seguì qualche anno dopo la nomina a Presidente della Commissione Nazionale di Difesa, istituzione che gli permise di assumere il pieno controllo del potente esercito nordcoreano, posizione che precluse ai suoi possibili avversari interni ogni possibilità di contendergli la leadership. Kim Jong-il confermò la linea autocratica del padre, avvalendosi del sostegno di Choe Yong-Rim e di Kim Yong-Nam, piazzati rispettivamente agli affari interni ed esterni.

Durante il suo periodo di insediamento Kim Jong-il dovette far fronte alle difficoltà economiche causate dalle eccezionali inondazioni e dalla crisi agricola. Dinnanzi alle questioni interne e alle crescenti pressioni internazionali, il nuovo leader nordcoreano reagì intensificando l’ideologia patriottica “Juche”, integrando la dottrina militarista “Songun”, incentrata sul primato delle forze armate all’interno della società socialista coreana. L’ideologia Songun agganciò l’identità nordcoreana all’esercito, il cui rafforzamento divenne priorità nazionale, a cui il popolo doveva corrispondere le proprie energie, al fine di strutturare un potenziale dissuasivo con cui respingere i tentativi americani di inglobare la Corea del Nord all’interno della loro orbita egemonica. La dottrina militarista permise l’addestramento delle masse popolari, conferendo al circolo ufficiali sempre più potere, con cui riuscirà a prendere il controllo dell’economia nazionale, da cui dirotterà ingenti risorse al potenziamento dell’esercito, indirizzandole soprattutto sul programma nucleare militare clandestino, destinato ad integrare il vasto arsenale militare chimico, sviluppato negli anni 70, con il supporto di URSS e Cina.

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( Delegazione USA in Corea del Nord )

La fine della guerra fredda costrinse Kim Jong-il a scendere a patti con gli USA, adeguandosi suo malgrado all’accordo quadro sulla denuclearizzazione che suo padre Kim il-Sung aveva negoziato precedentemente con gli Stati Uniti, che intanto avevano disposto il ritiro dell’arsenale nucleare dislocato in Corea del Sud. Sfruttando la debolezza interna del governo di Pyongyang, il presidente americano Clinton riuscì a convincere i nordcoreani a sottoporsi alle ispezioni dell’AIEA, in cambio della sospensione delle periodiche esercitazioni militari in Corea del Sud, che costringevano la Corea del Nord a mantenere una perenne mobilitazione militare di deterrenza ai confini, che drenava forza lavoro da destinare alla deficitaria economia interna. Ad ogni modo, gli accordi sul nucleare non smantellarono del tutto il programma nucleare nordcoreano, ma lo rimodularono per fini esclusivamente energetici, impedendo la produzione di uranio arricchito e di plutonio, necessari per la costruzione di una testata nucleare, ipotesi vietata dal Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP), da cui la Corea del Nord era intenzionata ad uscire. I nordcoreani subordinarono l’implementazione dell’accordo quadro, avente comunque mero valore politico, alla rimozione delle sanzioni e soprattutto alla normalizzazione delle relazioni bilaterali.

LA DEMOCRATIZZAZIONE DELLA COREA DEL SUD

Nel frattempo, nel 1993 in Corea del Sud il presidente Roh Tae-Woo venne sostituito dal collega di partito Kim Young-Sam, il primo presidente non appartenente al circolo delle forze armate. Il neo-presidente chiuse i conti con i responsabili della passata linea autocratica, favorendo la condanna dei responsabili compromessi con i regimi autoritari precedenti, compresi gli ex-presidenti Chun Doo-Hhwan e Roh Tae-Woo, successivamente graziati dallo stesso presidente. Sul piano internazionale il contributo di Kim Young-Sam riuscì a dissuadere l’amministrazione americana Clinton dall’intraprendere un’operazione militare contro la Corea del Nord, convincendola ad intraprendere il negoziato che porterà al congelamento del programma nucleare nordcoreano. Il presidente sudcoreano, patrocinò il dialogo con la Corea del Nord per paura delle conseguenza di una rappresaglia militare che avrebbe verosimilmente coinvolto la capitale Seul, situata ad una manciata di chilometri dal confine del 38°parallelo, da dove la potente artiglieria nordcoreana avrebbe facilmente potuto colpire.

Sul piano interno, nel 1996, malgrado la lotta alla corruzione, il governo di Seul dovette fare i conti con il crollo del colosso industriale KIA, uno scandalo finanziario che rischiava di portare affondo tutta l’economia sudcoreana, rendendo necessario l’intervento del Fondo Monetario Internazionale (FMI). La crisi finanziaria sgretolò la credibilità del Partito Democratico Repubblicano del Presidente Kim Young-Sam, compromettendo persino la candidatura del suo delfino Lee Hoy-Chang, battuto dal carismatico leader dell’opposizione Kim Dae-Jung, il leader dell’opposizione che guidò la rivolta popolare del 1980, ritornato in patria dopo anni di esilio negli Stati Uniti. La vittoria di Kim Dae-Jung pose fine all’egemonia politica dei conservatori in Corea del Sud, consentendo il riscatto dell’opposizione, dopo anni di persecuzioni militari.

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( Kim Dae-Jung e Kim Jong-il )

Il nuovo governo di Seul predispose un piano di risanamento economico, da strutturare parallelamente ad un ambizioso programma di investimenti mirati allo sviluppo del settore tecnologico-digitale, a cui si aggiunse l’organizzazione dei mondiali di calcio del 2002 in partnership con il Giappone. Sul piano internazionale il presidente Kim Dae-Jung predispose un ambizioso programma di riconciliazione con la Corea del Nord, fondato sulla rinuncia alle reciproche provocazioni militari e la ricerca di una progressiva cooperazione culturale, economica e politica. Nel 2000, il dialogo tra i due regimi coreani venne suggellato dallo storico incontro a Pyongyang tra Kim Jong-il e Kim Dae-Jung, dove i due leader concordarono i presupposti propedeutici all’avvio di un futuro iter di reintegrazione bilaterale (Sunshine Policy).

CONCLUSIONI

La Corea del Nord, durante gli anni 70/80 riuscì a godere di un lungo periodo di stabilità sotto la ferma leadership di Kim il-Sung, divenuto il leader indiscusso del PLC, forte del sostegno dei ranghi militari, mente in Corea del Sud si registrava una lunga serie di colpi di stato militari, sostenuti tacitamente dagli USA, intimoriti dai fermenti dell’opposizione locale, considerata contigua agli interessi del regime comunista di Pyongyang, che effettivamente contava di innescare un’insurrezione popolare contro il debole governo di Seul, espressione di un circolo di ufficiali privo di una reale base di consenso, senza contare il tradizionale deficit militare sudcoreano.

La Corea del Nord consolidò gli storici legami con la Cina e la Russia, senza tuttavia ripudiare il tradizionale scetticismo verso qualsiasi influenza straniera, approccio rinvenibile nell’ideologia autarchica Juche, che contribuì a rendere il paese un vero e proprio enigma internazionale, apparentemente agganciato ai suoi sponsor cinesi, ma sostanzialmente imprevedibile. Fino alla fine degli anni 80 le due coree si equivalevano sul piano politico, configurandosi come due regimi autoritari, ben lontani dagli standard democratici occidentali, dove l’ideologia contribuiva a mascherare apparati di potere oligarchici, egemonizzati dai militari. Solo alla vigilia degli anni 90 la Corea del Sud inizierà un processo di reale democratizzazione, sull’onda dei successi economici agevolati dalla profonda partnership con gli Stati Uniti, mentre in Corea del Nord si assistette ad una repentina involuzione dei ritmi di crescita economica a cui si era abituata negli anni 80.

La precaria situazione internazionale post-guerra fredda indusse i nordcoreani a potenziare l’esercito, sopperendo alla tradizionale copertura diplomatica sovietica, inoltre si accelerò sul programma nucleare clandestino, contando di allestire un arsenale nucleare con cui dissuadere gli americani dal rovesciare l’ordine politico interno. Il militarismo del nuovo leader Kim Jong-il, sommato al socialismo nazionale ereditato dal padre resero la Corea del Nord un paese eccentrico, contraddistinto dall’endemica paura di essere invaso da paesi stranieri. In Corea del Sud invece, la repentina crescita economica stravolse la struttura socio-politica interna, agganciando il paese al treno delle tigri asiatiche, proiettandosi nel gotha delle economie industriali globali.

Ad ogni modo la guerra fredda non solo impedirà al popolo coreano di ricongiungersi, ma addirittura riuscirà a scavare un solco socio-culturale talmente profondo, da riuscire a scindere e differenziare l’identità coreana. Solo con il crollo del blocco sovietico si presenteranno le condizioni per una reale riconciliazione promossa dal primo presidente democratico della Corea del Sud, abile nel convincere gli USA ad intraprendere un percorso diplomatico che scongiurerà la prospettiva di un conflitto, ottenendo il congelamento del programma nucleare.