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Conosciamo la Siria (4°Parte)

Il passaggio dei poteri interno alla famiglia Assad

Questo 4°Articolo chiude l’approfondimento sulla Siria, partito dall’analisi del back-ground storico-culturale siriano, seguita dall’analisi del processo di indipendenza, e dell’approfondimento delle  dinamiche che agevolarono l’ascesa del Partito Baath sotto la guida di Hafiz al-Assad in Siria, pertanto in questo nostro ultimi articolo attenzioneremo gli sviluppi più recenti della Repubblica Araba Siriana, che si articoleranno dagli anni 90 ai giorni nostri.

Negli anni 90 la salute del presidente siriano Hafiz al-Assad cominciò a degradarsi sempre di più, mettendo in fibrillazione l’establishment baathista, preoccupato dalla possibilità di perdere la stabilità politica conquistata faticosamente negli ultimi venti anni. La Siria infatti solo durante l’era Assad riuscì a governare le fortissime spinte centrifughe interne, dominandole con un approccio autoritario ma carismatico. Tra l’altro la Repubblica Araba Siriana rappresentava una delle pochissime realtà repubblicane della regione mediorientale, e si era sviluppata in modo autoctono e diverso dalle realtà politiche occidentali, godendo dell’indirizzo del Partito Baath, unica formazione politica capace di sviluppare una cultura politica pragmatica, laica ed estranea alle imperanti logiche islamiste.

Fino al tentato golpe del 1983, la successione alla presidenza sembrava destinata al fratello Rifaat al-Assad, sostenuto dalla comunità Alawita e sponsorizzato addirittura dall’URSS, tuttavia il suo avventato protagonismo gli costerò la marginalizzazione politica ed il trasferimento “forzato” in Francia, pur mantenendo formalmente la carica di vice-presidente. L’allontanamento di Rifaat al-Assad dal paese fu dovuto inoltre agli stretti rapporti che lo legavano a Re Abdulah di Arabia Saudita, di cui aveva sposato una sorella.

( Hafiz al-Assad Abdul Khaddam e Rifaat al-Assad )

Proprio il background filo-saudita di Rifaat al-Assad, indusse suo fratello Hafiz a sostenere l’ascesa politica di suo figlio maggiore Basil, spianandone la carriera militare all’interno dell’esercito e favorendone la scalata nel Baath. Il percorso politico di Basil al-Assad iniziò come per il padre con un periodo di addestramento in Unione Sovietica, successivamente al quale raggiunse il grado di colonnello, per poi essere destinato al comando della Guardia Repubblicana, dove ebbe modo di distinguersi per le sue spiccate doti di leader. Politicamente Basil al-Assad iniziò a seguire le orme del padre, accompagnandolo spesso nei suoi incontri pubblici, patrocinando un efficace programma di lotta alla corruzione, inoltre cominciò ad intrattenere solide relazioni con i giovani rampolli delle monarchie arabe regionali. Queste premesse lasciavano presupporre una brillante carriera politica, aprendogli la conquista indisturbata della presidenza della Repubblica Araba di Siria, almeno fino al 1994, quando rimase vittima di un tragico incidente stradale, evento che riaprì nuovamente l’incognita della successione al Presidente Hafiz al-Assad.

La scelta di Bashar al-Assad

La prematura dipartita di Basil al-Assad, spiazzò l’establishment baathista lasciandolo privo di una leadership solida, capace di garantire la concordia di tutte le anime del partito, anche dopo la fine della presidenza di Hafiz al-Assad. Il timore di una lotta intestina, indusse i leader del Partito Baath considerare l’idea di supportare un altro esponente della famiglia Assad. In particolare si cominciò a speculare sulla possibile ascesa dell’influentissima primogenita del Presidente, Bushra al-Assad, con cui spesso si accompagnava nelle sue visite istituzionali, tuttavia l’esigenza di una leadership forte ed autorevole indusse Hafiz al-Assad a circoscrivere la scelta ai due figli Bashar e Maher. Inizialmente il presidente Assad considerò di sostenere l’ascesa di Maher, in quanto già ben introdotto all’interno dell’esercito siriano, al pari del figlio Basil, tuttavia il suo temperamento impulsivo lo indusse a preferirgli il più conciliante Bashar, sebbene il suo background personale fosse quanto di più estraneo al potere politico e militare. Infatti il giovane Bashar al-Assad pur avviandosi alla carriera militare, intraprese un percorso medico che lo portò a laurearsi in oftalmologia, professione successivamente abbandonata in seguito alla sua designazione di successore alla leadership baathista del padre.

( Maher al-Assad e Bashar al-Assad )

L’ascesa di Bashar al-Assad, cominciò con la sua scalata dei ranghi militari, fino a raggiungere il grado di colonnello, mentre sul piano politico continuò il programma di lotta alla corruzione avviato dal fratello Basil. La repentina scalata politica del delfino di Hafez al-Assad, incontrò la sola opposizione del vice-presidente Abdul Khaddam, esponente sunnita precedentemente contiguo al deposto presidente Nureddin al-Atassi e successivamente schieratosi con la fazione correttiva del Partito Baath.

L’Ascesa di Bashar al-Assad alla Presidenza

Intanto nel 1998 le elezioni parlamentari riconfermarono l’egemonia del Partito Baath, favorita dalla struttura maggioritaria della legge elettorale, anche se ciò non precluse l’accesso all’assemblea parlamentare di alcune formazioni politiche indipendenti o di estrazione socialista. In ogni caso, nell’estate del 2000 successivamente alla morte di Hafez al-Assad, il giovane Bashar, supportato dal preponderante Partito Baath e dall’influente ministro della difesa Mustafa Tlass, riuscì a marginalizzare le corrente di Khaddam, imponendosi come unico candidato baathista alla guida della Presidenza della Repubblica, ottenendo un investitura popolare plebiscitaria. Nello specifico la costituzione siriana, al contrario delle elezioni parlamentari, consentiva l’accesso alla carica presidenziale ai soli iscritti al Partito Baath, permettendo la ratifica del candidato designato dal Partito Unico, durante un referendum popolare confermativo. Parallelamente alla nomina presidenziale di Bashar al-Assad, suo fratello Maher venne posto al comando della Guardia Repubblicana e successivamente della potente quarta divisione corazzata, precedentemente guidata dallo zio Rifaat al-Assad.

( Mustafa Tlass e Bashar al-Assad )

Una volta al potere il neo-presidente Bashar al-Assad, avviò un ambizioso piano di riforme istituzionali e politiche, disponendo  l’allentamento dell’antica legge di emergenza del 1963, agevolando addirittura lo scarceramento di molti esponenti islamisti dei Fratelli Musulmani. I primi mesi del suo governo furono alquanto aperti e concilianti rispetto alle richieste di riforma promosse dalla società civile, in occasione della Primavera di Damasco, quando l’opposizione politica cominciò a coagularsi attorno alla leadership di Jamal al-Atassi, esponente della famosa dinastia sunnita. Tuttavia qualche mese dopo, il dialogo con i promotori della Primavera di Damasco, si interruppe bruscamente, quando il movimento cominciò a solidarizzare con gli islamisti della fratellanza musulmana, considerata come l’unica formazione politica organizzata capace di opporsi all’egemonia del Partito Baath. L’insidiosità dell’opposizione venne più volte denunciata da Maher al-Assad, il quale dissuase a più riprese il fratello Bashar dal continuare a tollerare le attività di un movimento contiguo all’ideologia islamista, con cui si era avuto a che fare durante la crisi di Hama del 1982. Sempre durante questa prima fase Assad tenta la rettificazione delle controverse relazioni con i vicini arabi, come l’Egitto e l’Arabia Saudita, visitando addirittura Re Fahd al-Saud. Inoltre pochi mesi dopo la sua nomina presidenziale, Bashar si sposa con Asma Akhras, una giovane analista finanziaria di estrazione sunnita, con cui avrà tre figli.

I nuovi equilibri internazionali post 11 Settembre

In seguito agli attentati qaidisti del 11 Settembre 2001, la Siria di Assad pur condannando fermamente il terrorismo islamista si oppose all’invasione americana dell’Iraq, denunciando i pericoli derivanti dalla destabilizzazione di un paese chiave della regione mediorientale, trovando tuttavia l’indifferenza dell’amministrazione americana Bush che anzi contestava alla Siria la contiguità con alcuni gruppi terroristici, a causa del tradizionale sostegno garantito alle formazioni di resistenza palestinese come Hamas, la cui leadership trovava asilo proprio a Damasco, a cui si aggiungevano gli stretti legami con gli Hezbollah libanesi.

Nel 2003 si tennero nuove elezioni legislative dominate ancora una volta dal Fronte Progressivo Nazionale, composto da numerose formazioni politiche di estrazione socialista alleate del Partito Baath, a cui seguì la riconferma delle liste indipendenti di opposizione, lasciando così inalterata la geografia politica dell’istituzione parlamentare siriana. L’esito delle elezioni confermò la base di potere di Assad, favorendo l’uscita di scena dell’influentissimo ministro della difesa Mustafa Tlass, oramai prossimo al pensionamento, in ogni caso il suo allontanamento sembra sia stato in patrocinato dal generale alawita Assef Shawkat, noto per l’aver sposato Bushra al-Assad, sorella del presidente Bahar.

Il generale Shawkat nonostante i dissapori con il fratello minore del presidente, Maher al-Assad, riuscì a farsi nominare direttore dei servizi segreti siriani (Mukhabarat), accaparrandosi la gestione degli strategici dossier libanesi e palestinesi. Ad ogni modo il generale Mustafa Tlass, nonostante il pensionamento, continuò ad interagire indirettamente con Bashar al-Assad per mezzo di suo figlio Manaf Tlass, garantendo le prerogative della componente sunnita dell’establishment baathista, sponsorizzando la nomina del generale sunnita Hasan Turkmani, alla guida del Ministero della Difesa, distinguendosi per l’intervento militare con cui ripristinò l’ordine nel nord-est del paese, minacciato dalla rivolta curda, innescata da alcuni provocatori arabi sostenitori dell’Iraq di Saddam Hussein, in quel periodo sotto occupazione americana.

Sempre nel 2004 il premier turco Erdogan incontrò Assad a Damasco, siglando un importantissimo accordo di libero scambio, con cui rilanciare le complicate relazioni bilaterali tra i loro paesi. Durante questo storico incontro il governo turco arrivò ad offrire la propria mediazione con gli israeliani, al fine di giungere ad un accordo di pace definitivo, anche se questa prospettiva venne recepita freddamente dal governo di Tel Aviv a causa dell’annosa disputa relativa alla sovranità sulle strategiche alture del Golan.

( Erdogan e Assad )

 

La crisi libanese del 2005

L’anno successivo la stabilità siriana venne messa a dura prova dall’assassinio dell’ex premier libanese Rafiq Hariri, la cui responsabilità venne ricondotta al Presidente Assad, per via del loro controverso rapporto politico, da cui derivarono le sue dimissioni. Alla base della presunta iniziativa dei servizi segreti siriani, guidati da generale Assef Shawkat, ci sarebbe stato l’approccio filo-saudita del Premier libanese. Le accuse di un coinvolgimento di Bashar al-Assad nell’attentato libanese, vennero strumentalmente rilanciate dal suo vice-presidente Khaddam, nel tentativo di scalzarne la leadership. In ogni caso questa sua presa di posizione, suscitò la dura censura del Partito Baath, a cui seguirono le dimissioni di Khaddam, repentinamente fuggito in esilio in Francia, insieme a molti suoi sodali, con cui organizzò l’opposizione politica del Fronte Nazionale di Salvezza Siriano.

Ad ogni modo nonostante la carenza di prove concrete circa la responsabilità del governo di Assad, “l’affaire Hariri” compromise seriamente la credibilità siriana presso la comunità internazionale, costringendo Damasco a ritirare il suo cospicuo contingente militare dalla valle della Beka libanese, concludendo la missione della Forza Araba di Dissuasione, autorizzata dalla Lega Araba nel 1976. L’esilio di Khaddam suscitò a sua volta le proteste degli oppositori della Primavera di Damasco, guidata da Aref Dalila, Kamal Labwani, Haitham Maleh, Riad Seif e Rriyad Turk, i quali confermando la loro solidarietà agli islamisti dei Fratelli Musulmani, continuarono a richiedere la fine dell’egemonia baathista in Siria, rigettando la possibilità di intraprendere un percorso di riforma progressivo, patrocinato dal Presidente Assad.

Nonostante la crisi libanese, proprio nel 2005 il governo siriano riuscì comunque a riallacciare le antiche relazioni diplomatiche con l’Egitto di Mubarak, ponendo rimedio alla frattura derivante dall’accordo di pace di Camp David. Dopo questa turbolenta fase, nel 2007 un nuovo plebiscito riconfermò la presidenza di Bashar al-Assad, permettendogli di consolidare la sua leadership. Il suo secondo mandato si apre con una serie di ambiziose riforme economiche, smorzando la struttura socialista dell’apparato economico siriano, rendendolo compatibile con i principi del libero mercato.

La politica internazionale di Assad

Questo clima relativamente stabile venne, inasprito dall’attacco Israeliano alla presunta centrale nucleare situata nei pressi della città di Deir El-Zor, dove i servizi segreti israeliani sospettavano che i siriani stessero sviluppando segretamente tecnologia nucleare militare, con l’ausilio di tecnici nord coreani. Tra alti e bassi il governo di Assad riuscì a rinsaldare i rapporti con molti paesi europei, soprattutto con la Francia, potenziando le relazioni economiche ed agevolando il coinvolgimento dell’Unione Europea all’interno delle trattative di pace arabo-israeliane.

Sempre sul piano internazionale la Siria di Assad riuscì a resettare le antiche relazioni privilegiate con i russi, negoziando con il presidente Putin l’ampliamento della base logistica di Tartus in cambio dell’abbattimento del 75% del debiti contratti con l’allora URSS, impegnandosi al contempo a destinare una cospicua somma all’acquisto di nuovi strumenti militari, come i nuovissimi missili balistici tattici Iskander, il nuovo dispositivo di difesa aerea a medio raggio Pantsir S1, ed un certo numero di jet Mig-29, Su-24 e Yak-130. Parallelamente all’antica alleanza con i russi la Siria continuò a potenziare i propri rapporti strategici con l’Iran, agevolando l’afflusso di risorse al movimento sciita libanese degli Hezbollah, in funzione anti-israeliana.

( Assad e Putin )

Conclusioni

L’ascesa di Bashar al-Assad alla presidenza della Repubblica Araba Siriana, fu un evento del tutto incidentale, indotto dalla tragica morte del fratello Basil, evento che spiazzò i piani del padre Hafiz, costringendolo a ripiegare sul figlio oftalmologo, caratterialmente estraneo alle dinamiche politiche. Bashar al-Assad ad ogni modo riuscì a far valere il suo temperamento riflessivo, conquistando la fiducia dell’élite baathista, garantendo gli equilibri politici consolidati faticosamente dal padre nel corso dei suoi trent’anni di governo, sopperendo alle endemiche spinte centrifughe all’interno del Partito Baath, così come al suo esterno, dove la preponderante maggioranza sunnita, tradizionalmente puntava ad egemonizzare la complessa realtà socio-politica del paese, mettendo all’angolo le comunità confessionali Alawite, Sciite e Cristiane.

Sarebbe dunque fuorviante considerare la Repubblica Araba Siriana come una semplice pertinenza della famiglia Assad, giacché questa più che altro agisce da perno politico essenziale al mantenimento dello status-quo all’interno del Partito Baath, che sebbene costituisca l’unica entità politica legittimata a governare, si ritrova comunque soggetto alle dinamiche centrifughe tipiche di qualsiasi istituzione governativa. Infatti all’interno del Baath, coesistono anime diverse che si contendono la maggioranza di governo, formalmente guidato da Bashar al-Assad, il quale al netto delle speculazioni politiche e giornalistiche, gode di margini di autonomia politica alquanto risicati ed in ogni caso fortemente condizionati dai rapporti che le varie anime del Partito Baath intrattengono con l’establishment militare. Dunque Bashar al-Assad si configura come il conducente di un mezzo che da trent’anni percorre un irto percorso condizionato dalla complessa realtà geopolitca regionale, le cui costanti sono state l’avversione verso Israele e la deriva islamista patrocinata dalle insidiosissime monarchie sunnite, legate a doppio filo agli interessi occidentali. Pertanto la precarietà geopolitica siriana ha reso la famiglia Assad il garante della stabilità politica del paese, puntellandola in modo compatibile ai fragilissimi equilibri mediorientali, trovando il favore esplicito degli alleati russi ed iraniani ed implicito degli avversari occidentali.

PS:

Questa 4° parte conclude il nostro approfondimento della realtà siriana, un percorso storico che speriamo possa essere utile ad integrare le frammentarie e spesso parziali informazioni relative a questo paese, protagonista delle cronache internazionali. L’intento era quello di fornire all’utenza uno spaccato generale sul percorso evolutivo dell’odierna Repubblica Araba Siriana, evidenziandone gli eventi salienti, mantenendo un approccio narrativo semplice ma efficace, con cui contiamo di agevolare la comprensione delle dinamiche politiche odierne, su cui comunque avremo modo di riflettere ulteriormente, con maggiore spirito critico.

PER SAPERNE DI PIU’:

LA GUERRA CIVILE SIRIANA

L’ALLEANZA TRA SIRIA E RUSSIA

IL RAPPORTO TRA SIRIA E USA